«Quella di Don Bosco è stata una vita spesa in continui gesti di misericordia a favore dei giovani più poveri e abbandonati. Oggi, come salesiani, non possiamo rinunciare a portare avanti questa missione da lui iniziata più di 150 anni fa». Nella giornata in cui l’Università Salesiana di Roma ha celebrato il suo Giubileo di studenti e docenti è intervenuto Don Giovanni D’Andrea, presidente di Salesiani per il Sociale, federazione che coordina molte delle strutture socio-assistenziali guidate dai salesiani d’Italia.
«In questi vent’anni della Federazione abbiamo provato a vivere le opere della misericordia in chiave “nostra” secondo il carisma, privilegiando i giovani, e le loro famiglie. Alcune “opere” si prestano di più al carisma, altre un po’ meno, ma possono essere un esercizio attivo di mettere in pratica “la misericordia di Dio” dopo averla sperimentata nella nostra vita». Sono più di trenta le comunità residenziali gestite dai salesiani (case famiglia, comunità alloggio, centri diurni e centri di accoglienza) che annualmente raggiungono e sostengono circa 25000 minori poveri ed emarginati. «Ci siamo chiesti e ci chiediamo, di cosa i giovani hanno fame e sete oggi? Non di solo pane o bevande, anche se qualcuno ci potrebbe essere, basti pensare al fenomeno migratorio dei richiedenti asilo. Riteniamo che i giovani abbiano fame e sete di protagonismo, di sano riscatto specie quelli che appartengono alle cosiddette “fasce deboli”. Quelli che sono a rischio di esclusione sociale per via del gap culturale, oltre che quello economico. Sono quelli che alle volte ingrossano le fila dell’abbandono scolastico».
Oggi una delle priorità sono i MSNA (minori stranieri non accompagnati) che in numeri sempre più grandi raggiungono il nostro Paese. «Nel luglio 2014 insieme a due ONG salesiane, il VIS (Volontariato Internazionale Sviluppo) e VIDES (Volontariato Internazionale Donna Educazione Sviluppo) si è costituito un tavolo tecnico che ha poi dato vita ad un progetto di accoglienza. Un tassello di questo progetto è il cosiddetto “Don Bosco Island” che in Sicilia ha messo assieme diverse realtà. In una struttura messa a disposizione dai salesiani, la Colonia marina della Playa a Catania, è stato istituito un hub un centro di primissima accoglienza per i MSNA. Da qui i minori accolti vengono smistati nelle Comunità residenziali. Una struttura simile è stata costituita a Camporeale vicino Palermo, in tutto 60 posti letto».
Infine D’Andrea ha sottolineato come tutto questo bene verso gli ultimi non sarebbe stato possibile senza il supporto di volontari, educatori ed operatori specializzati che quotidianamente si scontrano con situazioni di disagio in cui sono coinvolti giovani e ragazzi. «Voglio fare un ringraziamento pubblico agli educatori che negli enti associati portano avanti giorno dopo giorno le attività a favore dei più deboli specie dei giovani. Alle volte i giovani che incontriamo sono “molesti”, spesso la causa non è in loro, sono persone che dalla vita hanno avuto di meno, non hanno incontrato persone che hanno voluto bene ed il loro Bene. Non è facile alle volte vivere la relazione educativa con loro. Don Bosco ci insegna che in ogni ragazzo c’è un punto accessibile al bene, nostro compito è trovare questa corda e lasciarla vibrare. E’ l’impegno di ogni giorno».