Carmine Circi è un padre Comboniano che in passato ha diretto le riviste “New People” e “Nigrizia” ed ora ha la responsabilità di Misna (Missionary Service News Agency), l’agenzia nata nel 1997 per offrire un’informazione più completa e veritiera su quello che accade nel Sud del mondo. È nata infatti in una momento particolare: c’era la guerra della Repubblica Democratica del Congo e arrivavano tante informazioni da quel Paese, ma i missionari non avevano un modo per divulgarle. Il fondatore Giulio Albanese ebbe l’intuizione di capitalizzare tutte queste informazioni, fondando appunto un’agenzia. Hanno iniziato con strumenti molto poveri e qualche volontario e sono riusciti a conquistare autorevolezza anche presso gli operatori dei media.
Come lavora Misna?
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La fortuna di Misna è di avere un grande networking che sono i missionari. Questi hanno tre grandi
caratteristiche: sono sul posto, ne conoscono la lingua e vivono la realtà del luogo. Si ha, quindi,
una veridicità della notizia, anche se c’è bisogno di un lavoro di verifica in quanto i missionari
hanno una visione particolare della realtà ma non globale. Perciò, consultiamo degli analisti autoctoni che ci aiutano a sistematizzare il flusso delle informazioni. Dato l’esiguo numero di redattori (quattro, a cui si aggiungono tre traduttori), riusciamo a pubblicare solo il 30-35% delle informazioni che ci arrivano».
Quali sono le linee editoriali della vostra Agenzia?
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Fondamentalmente sono quattro:
– la missione come messaggio della Buona Notizia in tante
situazioni di sofferenza;
– i missionari come testimoni di questa Buona Notizia;
– i popoli del Sud del
mondo che sono i protagonisti della notizia, per leggere la notizia non dai palazzi ma dalle periferie
come ci dice il Papa;
– le Chiese del Sud del mondo, come la Chiesa africana nel suo cammino di
inculturazione, la Chiesa latino-americana nel suo cammino di liberazione e la Chiesa asiatica nel
suo cammino di dialogo con le altre religioni.
Quando noi parliamo di Sud, va precisato che non intendiamo solo in senso geografico, ma ci
riferiamo a tutte le situazioni di instabilità, ingiustizia, sfruttamento, come i fenomeni migratori o il
traffico delle armi in Europa.»
Qual è il criterio più importante nella scelta delle notizie?
«Ci interessa ascoltare la società civile e politica a partire dal punto di vista della gente e provocando
anche le istituzioni.
Infatti, se una volta si diceva che siamo “la voce dei senza voce”, oggi invece siamo coloro che
danno spazio a questa voce. Specialmente alle donne, perché abbiamo notato che uno degli elementi
forti è la loro presenza nei vari campi. Quando ci sono delle delegazioni, se c’è la presenza della
donna le decisioni e gli accordi vengono presi con più naturalezza e velocità, specie in Africa dove
una donna sa cosa significa portare avanti una famiglia, vivere senza il marito che è andato in guerra, crescere i figli senza il padre. È la forza della donna di dire basta alla guerra.
Importantissimi sono i collaboratori del luogo, perché quando inviano le loro informazioni, trasmettono anche una visione diversa della realtà rispetto a visioni occidentalizzate».
Come utilizzate le vostre fonti?
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Non riveliamo mai la loro identità, per rispetto e motivi di sicurezza. I missionari vivono in contesti
con forti tensioni sociali. Inoltre, i Governi africani leggono Misna proprio per controllare l’informazione ed esercitare pressioni. Hanno paura di qualsiasi cosa venga fuori dai loro paesi, con il rischio di creare disordini e influenzare negativamente l’opinione internazionale».
Qual è l’interesse della stampa italiana per Misna?
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In realtà, essendo l’Italia spesso ripiegata sugli affari interni, c’è un interesse molto saltuario, legato
per lo più ai grandi avvenimenti o a eventi tragici. Il problema è che mancano giornalisti specializzati. Ancora di più mancano per i paesi esteri come Africa, Asia, America Latina, eccetera. A seguito della crisi economica, poi, anziché mandare giornalisti all’estero ci si serve di notizie prese dalle poche Agenzie internazionali. Anche per questo, spesso i Governi utilizzano Misna per avere migliori informazioni. Utili sono anche le tante notizie sui social network, ma queste vanno assolutamente verificate».
Come vi sostenete?
«Abbiamo fatto la scelta di non avere pubblicità. Per cui, da una parte ci sostiene la Chiesa Cattolica
attraverso l’8×1000, e dall’altra le Congregazioni missionarie con i vari investimenti nei Paesi».
Quali prospettive per il futuro?
«Potrebbe essere utile creare nuove sinergie coinvolgendo e valorizzando altre Congregazioni
missionarie. Basti pensare alle numerose riviste missionarie in giro per il mondo».