Molto più di un corpo: la lotta di Elisa contro i disturbi alimentari

«Prima mi sentivo una tomba che cammina. Ora che sto meglio, capisco che non è mai troppo tardi per chiedere aiuto». Una testimonianza che dona speranza

«Ricordo ancora benissimo il momento in cui mi resi conto di aver toccato il fondo: era il 2021, e rischiavo di essere ricoverata perché ero gravemente sottopeso e vomitavo tutti i giorni, ma nonostante ciò io non volevo davvero guarire. Non avevo il coraggio di abbandonare la mia vita normale e soprattutto il mio disturbo alimentare. Un giorno andai ad alzare la serranda, e per un attimo mi si fermò il cuore. Quell’evento mi diede una scossa, mi fece realizzare quanto stessi effettivamente male».

Queste le parole di Elisa G., una ragazza di 24 anni che ha un rapporto conflittuale con il cibo e con il suo corpo ormai da almeno dieci anni. Per lei l’incubo ha inizio alle medie, a causa del bullismo perpetuato nei suoi confronti: veniva spesso infatti derisa e maltrattata dai compagni di classe perché era sovrappeso.

Purtroppo credeva alle parole dei suoi coetanei, e perciò provava un enorme odio verso sé stessa: «Cominciai a credere di non valere nulla, e di conseguenza di non meritarmi niente. Mangiavo via le mie emozioni. Più mi odiavo, e più mangiavo, come per punirmi. Non mi piaceva farlo, ma non riuscivo a fare altrimenti. Ciò che mi colpisce molto, è che recentemente ho ritrovato un mio diario delle medie risalente al 2012, e già scrivevo che sentivo il bisogno di vomitare».

In lei stava maturando piano piano quella malsana idea che il suo valore come essere umano dipendesse solamente dal peso, che insomma nessuno l’avrebbe mai amata davvero se non fosse stata magra e bellissima: e nonostante questa fosse una classica visione distorta di chi soffre di disturbi alimentari, in realtà nella vita di Elisa continuava a rivelarsi una verità, e non una semplice paura.

Infatti Elisa si rese ben presto conto che più dimagriva e più piaceva alle persone, sia ragazzi che ragazze indistintamente; non era più vittima di bullismo né semplicemente invisibile agli occhi di tutti. Finalmente i compagni di classe si accorgevano di lei. E così negli anni del liceo, mentre tutti lodavano il suo nuovo aspetto fisico e la sua costanza nella dieta, lei in realtà stava distruggendo il suo corpo e lottando silenziosamente tra anoressia e bulimia.

«Vomitare mi dava un senso di euforia, di potere. Mi sembrava che non fossi mai abbastanza magra, mi vedevo sempre grassa, non importava a che peso fossi arrivata. Uno dei momenti più bui è stato sicuramente quello del lockdown nel 2020, perché ero sola con i miei pensieri, e non avevo nulla che potesse distrarmi».

Il loop dell’ossessione con il cibo continuava ad accompagnarla anche negli anni dell’università: per lei era impossibile dividersi dal suo disturbo alimentare, poiché si sentiva un tutt’uno con esso. Era ormai parte della sua identità, e nonostante estenuasse il suo corpo, sembrava anche darle un senso di controllo e di forza enorme. Anche dopo aver toccato il fondo nel 2021, continuava ad avere paura di abbandonare quelle abitudini disfunzionali, ed infatti il vero e proprio percorso di guarigione comincia per lei nell’ottobre del 2022.

«Ho trovato la forza di guarire in tante piccole cose: per i miei futuri figli, per essere una zia migliore per mia nipote, per me stessa e soprattutto per la piccola e spaventata versione di me di dieci anni fa. Mi ha aiutato moltissimo anche la mia famiglia: da quando sanno che soffro di questi disturbi, i miei genitori hanno nascosto la bilancia e coperto gli specchi, per farmi capire che il mio valore non dipende soltanto da numeri e misure. Sono stata molto fortunata, perché hanno sempre cercato di capirmi e sostenermi, nonostante il vedermi soffrire facesse star male anche loro».

Queste parole fanno capire quanto sia importante chiedere aiuto, perché da soli non si può sconfiggere un mostro come l’anoressia: «Ovviamente serve anche voler guarire, perché finché non lo vuoi tu non servirà a nulla uno psicologo o un aiuto dall’esterno, ma è comunque molto importante non essere lasciati soli: sono molto grata al mio ragazzo per essermi stato vicino nei momenti più bui e per avermi insegnato ad amare me stessa. È grazie a lui che ho ricominciato a mangiare certi cibi che prima mi facevano tanta paura: per esempio tutti i sabati andiamo a mangiare la pizza, ormai è diventata una nostra tradizione».

Oggi, Elisa continua sulla sua strada verso la guarigione: ovviamente non è un percorso tutto rose e fiori, ma sono previsti inciampi e ricadute; nonostante ciò, l’importante è rimanere sulla giusta via e non arrendersi ai pensieri disfunzionali del disturbo alimentare. Per affrontarli, comincia a scrivere un blog intitolato “L’anoressia del basilico“, in cui parla apertamente di come questa malattia abbia condizionato la sua vita e quella di chi le sta accanto; presto si rende conto di quanto scrivere la aiuti nel suo cammino, e decide di cominciare a trasformare il blog in un libro.

Purtroppo, come confida la ragazza, «non si possono comprendere a pieno queste problematiche se non ne si soffre. Dall’esterno può sembrare assurdo avere paura di determinati cibi, contare ossessivamente le calorie, vedersi sempre grassi o tanto altro, eppure è la realtà quotidiana di tantissime persone, più di quante possiamo immaginare».

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