Celestine Egbunche, età cento anni compiuti ad agosto scorso, da quattro anni attende a Enug Maximum Prison, in Nigeria, il giorno della sua esecuzione dopo che è stato condannato a morte per omidicio avenuto nel 2000, durante un conflitto a fuoco nello Stato di Imo. Con la salute precaria e senza capacità di capire cosa gli succede intorno, Egbunche si fa aiutare sempre dal figlio, Paul, anche lui condannato alla stessa pena del padre.
“Sono io che mi prendo cura di lui; quando non ci sono, gli altri mi aiutano a lavarlo e vestirlo. A volte lui mi chiede chi sono le persone che se trovano qui”, afferma Paul che spera tornare a casa insieme con suo padre.
Tuttavia una organizzazione non governativa di nome Global Society for Anti-corruption ha chiesto l’indulto per Egbunuche per ragioni di età e di salute. Secondo Franklin Ezeona, presidente del GSAC, l’ultima inchiesta della organizzazione ha indicato che le condizioni di salute del centenaro che soffre per anni di diabete potrà fargli perdere la vista. L’organizzazione è in attessa di rispota da parta del Governatore Federale Rochas Okorocha.
Mentre nel mondo il numero di stati che applicano la pena di morte tende a calare. Secondo il rapporto del Segretario general dell’Onu Antonio Guterres, circa 170 stati hanno abolito o messo la moratoria. Nel 2016 Madagascar e Gambia, afferma Guterres, hanno fatto passi significativi per l’abbolizione definitiva della pena di morte, in Nigeria c’è un anziano ultracentenario che non sa… quale sarà il suo futuro.