
Non può essere che una donna del Novecento ne evochi una di duemila anni fa.
Eppure questo quadro di Hopper, Morning Sun, potrebbe tranquillamente avere come titolo La samaritana, la mattina dopo: cioè colei che, il giorno prima, ha incontrato Gesù al pozzo di Giacobbe (Gv 4,1-30). E che ora, baciata dal sole, sta meditando su quelle parole nuove, mai sentite prima da un uomo. Su quell’acqua viva che dà soddisfazione piena, spegnendo ogni sete…
Anche se il Vangelo non descrive la samaritana, gli artisti l’hanno sempre immaginata avvenente. «Non può essere – devono aver pensato – che una donna, che ha avuto cinque mariti e ora sta con un sesto compagno, non abbia un minimo di bellezza». Per cui, già dalle primissime immagini che la ritraggono con Gesù accanto al pozzo, gli artisti la dotano di abiti eleganti e di ornamenti. Poi, fra il Cinquecento e il Settecento, cominciano a scoprirle un po’ di pelle, fino a che, in anni recenti, un pittore francese di nome Arcabas la dipinge addirittura in sottoveste.
Ci si potrebbe domandare se sia così necessaria questa sottolineatura estetica, per mostrare una donna che, sapendo d’essere piacente, cura il proprio aspetto persino quando va ad attingere acqua al pozzo. Ma è probabile che Gesù le abbia indirizzato quelle parole a ragion veduta, dopo aver notato la sua sete di amore.
All’arrivo dei discepoli, la donna, lasciata l’anfora, andrà in città a dire a tutti come un uomo le abbia letto la vita; come l’abbia messa a nudo, senza nemmeno sfiorarla con un dito. E l’indomani, inondata dalla luce del mattino, la donna forse si aprirà al cielo. Ricorderà ciò che Gesù ha detto del Padre («Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità») e intuirà quanto l’amore possa essere alto, quando è spirituale.
