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«Non può essere che, in un momento così alto, passi un gatto», sosteneva – più o meno – un amico sacerdote, che storceva la bocca di fronte a questa Annunciazione, per colpa della bestiola non prevista dal copione.
La vera novità dell’opera non è il gatto. E non è nemmeno la postura di Maria, dipinta frontalmente mentre viene colta di sorpresa da Gabriele, un po’ arretrato: Lotto si ispira infatti all’Annunciazione Malchiostro di Tiziano, del 1519-20 (e, prima ancora, a quelle del pittore fiammingo Dieric Bouts, della seconda metà del Quattrocento). Il valore aggiunto dell’Annunciazione di Recanati è nell’apparizione in scena di un’ombra non casuale, quella dell’angelo, per compiere un’azione significativa. Un’ombra assente nei quadri di Tiziano e di Bouts.
Se anche fosse stata messa allo scopo di evocare le parole dell’arcangelo («La potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra»), quest’ombra è soprattutto una carezza alla Vergine da parte di Dio Padre, data con estrema delicatezza, pur di farle sentire la sua vicinanza e la sua stima.
Vero è che tale ombra è parallela a quella del gatto che fugge spaventato. Ma forse è stata, da parte dell’autore, una ricerca di contrappunto tra la paura e la fiducia, cioè tra il sentimento che caratterizza le creature inferiori e quello che caratterizza le creature superiori.
