NON PUÒ ESSERE!
Matteo può essere chiunque

L’inconsueto, l’illogico, l’inverosimile in: Caravaggio, "La chiamata di san Matteo", 1600, Roma, chiesa di S. Luigi dei Francesi

Non può essere che il primo pensiero generato da questo quadro sia di individuare Matteo, tra i cinque personaggi seduti al tavolo degli esattori. Se anche non fosse l’apostolo quello che, con l’indice, sembra domandare «Dici a me? o dici a lui?», che cosa cambierebbe?

Non può essere che Caravaggio lasci volutamente l’incertezza sul destinatario, per fare in modo che ciascuno senta rivolto a sé l’invito a seguire Gesù?

Quindi non stiamo a perdere tempo in cerca di Matteo. Semmai, facciamo caso a qualcos’altro, che sovrasta i personaggi in scena. Lasciamoci impressionare dalla potenza di quella linea d’ombra obliqua, che, oltre a dividere il quadro in due, pare che dica: «O di qua o di là». Buio e luce, così nettamente separati, fanno capire come non si possa stare a metà del guado e rappresentano il rischio presente in ogni scelta importante. Pure qui la decisione è tosta: lo è per Gesù, che cerca un amico in un mondo di ladri, e lo è per Matteo (chiunque sia di quei cinque), poiché ha da fidarsi della proposta di Gesù e, di conseguenza, ha da cambiare vita.

Che le grandi decisioni siano da prendere dentro di noi, nel profondo, è sottolineato dalla luce metafisica delle finestre opache, che non lasciano trapelare nulla della vita esterna.

Non serve, dunque, far luce su chi sia Matteo tra quei cinque. Semmai giova sapere che, dopo la chiamata, uno di loro ha trovato il coraggio di dire «Sì, Signore, io ti seguo, esco dal buio, cambio vita. E, prima di tutto, ti invito a pranzo a casa mia».

Caravaggio, La chiamata di san Matteo,1600, Roma, chiesa di S. Luigi dei Francesi
Caravaggio, “La chiamata di san Matteo”,
1600, Roma, chiesa di S. Luigi dei Francesi

 

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