21 Gen 2013

Ormai simbolo

Messaggio anonimo n. 25

Sono due parole-chiave lette in un occhiello di Avvenire (dell’8.1.2013): Los Roques, meraviglie e dolori di una località ormai simbolo. Due parole che precedono un articolo sulle isole al largo del Venezuela, paradiso dei turisti funestato da aerei che scompaiono senza lasciare traccia. Due parole a cui manca una terza parola, negativo, poiché sono i simboli negativi ad avere il destino segnato dall’ormai.
Ci sono venute in mente altre isole, accomunate da questo marchio indelebile: Ustica, passata da simbolo di mare incontaminato e trasparentissimo, paradiso dei sub, a simbolo di verità occultata, dopo i misteri della tragedia aerea del 1980. E l’isola del Giglio, dopo il naufragio della nave Concordia. E altri luoghi prigionieri, per così dire, delle proprie vittime. Città: Cogne, prigioniera del piccolo Samuele, e Dallas, prigioniera di John Kennedy. Strade di Roma: Via Fani, Via Montalcini e Via Caetani, prigioniere di Aldo Moro. Grattacieli: tutti quelli di New York che, dopo l’11 settembre 2001, non si riescono più a vedere con un aereo sullo sfondo…
Persino un’opera d’arte: l’Ecce homo di Antonello da Messina, volto stupendo del Cristo, utilizzato un anno fa come fondale di uno spettacolo teatrale, assai contestato da chi sosteneva che in scena venisse sporcato. E comunque profanato mediaticamente, non foss’altro dall’associazione con polemiche interminabili.
Ci viene in mente pure un giornalista, Dino Boffo, direttore di Avvenire, vittima incolpevole – nell’agosto 2009 – di una terribile calunnia, ritirato in ballo impropriamente – con l’espressione Metodo Boffo (anziché Metodo Feltri, dal nome del calunniatore) – ogniqualvolta si ripresenta un caso di linciaggio a mezzo stampa. Sono sempre le vittime a pagare, anche quando sono simboli.
Se, prima dell’avvento dei media, lo scultore Arturo Martini rispondeva alle critiche che «il mare non cambia colore per una pisciata», ora – dopo l’ingresso, peraltro non voluto, nella bolla di vetro dei simboli negativi – ci si rende conto che la macchia è di petrolio ed è quasi irreparabile. Chi riceve in dono una vita simbolica, è come se si trovasse spenta la vita vera e, una volta imbalsamato, diventa un simulacro, una maschera, da cui è arduo uscire.
Qualche giorno fa, dopo la morte di Prospero Gallinari, brigatista rosso mai pentito, coinvolto nel sequestro e nell’omicidio di Aldo Moro, alcuni, mossi a compassione, hanno speso per lui parole umane, provando a rompere la bolla di vetro che lo avvolgeva. Sì, perché proprio lui, che non aveva più visto una persona nel suo prigioniero ma un simbolo, era rimasto prigioniero di un’analoga bolla e veniva percepito solo in quanto assassino, non come persona.

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