In occasione del 25°anniversario della Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale dell’Università Pontificia Salesiana di Roma, è stata conferita a Padre Federico Lombardi la laurea Honoris Causa in Scienza della Comunicazione Sociale.
Numerose figure comunicative ne delineano la personalità ed i tratti che hanno permesso questo riconoscimento accademico.
Domenico Pompili, giornalista e portavoce della Cei:
«Increspare le narici: questo piccolo segno lo ricordo bene, è sempre stato un gesto tipico della personalità di Padre Lombardi. È segno di una piccola riserva e di un leggero distacco che permette alla comunicazione di aprirsi, in un secondo momento, in modo decisivo.
Egli contrappone una sottile riserva psicologica tra la sua persona e le situazioni: per questo è passato indenne attraverso un insieme eccezionale di eventi, senza cedere a facili trionfalismi, distante dai cori urlanti sia dei sostenitori che dei detrattori della Chiesa, dallo scandalo della pedofilia, alle dimissioni del Sommo Pontefice Benedetto XVI, alla vulcanità di Papa Francesco. Il suo stile sembra “a rallentatore”: tra lo stimolo e la risposta ci deve essere una pausa per rielaborare quanto sta accadendo. È uno stile che dovremmo copiare! Mettere in standby il tempo incalzante della comunicazione ci sottrae alla resa immediata degli eventi che ci rende implicitamente estranei ai fatti. Rispetto alla comunicazione Lombardi non è solo un “homo tecnologicus”, che spesso controlla il suo smartphone, ma è un uomo portavoce del proprio fiuto naturale e della sua struttura culturale, una cultura che rimane come sottofondo, in modo simile al nostro caro Mc Luhan, che ha lasciato scritte cose insuperabili sulla comunicazione, pur essendo solo un critico letterario, ed ha lasciato comprendere i media più di chiunque altro.
Padre Federico, lo chiamo affettuosamente così, lascia intendere con il tono distaccato che c’è dell’altro di cui cibarsi, si va oltre l’informazione ecclesiastica a volte modellata sul gossip e sulla politica, con lo sguardo teso verso la trascendente presenza dello Spirito, mostrandoci come quanto anche un dettaglio può contenere qualcosa di grande».
Adriano Zanacchi:
«Esprimo il mio commento come telespettatore: chiarezza, gentilezza, calma, è ciò che percepisco nella sua gioia di annunciare il vangelo quando viene chiamato nelle trasmissioni televisive».
Marco Ansaldo, vaticanista de “La Repubblica”.
«Vorrei raccontare un episodio che rappresenti la stima che abbiamo verso Padre Lombardi. Eravamo a Beirut, ad una conferenza stampa. Ad un certo punto in mezzo alla platea si alza in piedi una giornalista, che con un accento straniero, forse digiuna di attribuzioni e ruoli ecclesiastici, chiamò Padre Lombardi “Cardinale”: non riuscì a concludere il suo intervento, travolta da un’ovazione do “ooh” e di sorrisi compiaciuti per questo errore. Lombardi rispose, in francese, alla giornalista: “cardinal? Pas encor. J’espère: jamais!”
Questo motto di simpatia evidenzia bene l’ aura di rispetto e di considerazione verso Federico, che svolge un ruolo, un mestiere non facile da svolgere. Quanto Padre Lombardi si trova in realtà fra l’incudine e il martello, e che incudine, il Sommo Pontefice, e che martello, noi comunicatori, giornalisti, vaticanisti!E’ dotato di un’ironia inaspettata ed un’umiltà connaturata con l’esperienza. La sua serenità, la sua disarmante capacità di cambiare al volo una lingua dopo l’altra, dallo spagnolo al tedesco, si sono imposte nel circolo dei media con un’aura di affetto da parte di tutti noi. Con lui non scadiamo mai nel pettegolezzo, dote che lo rende un comunicatore perfetto».
Don Ángel Fernández Artime, Gran Cancelliere dell’Università Pontificia Salesiana.
«Sono tornato poche ore fa dal Guatemala, ma avevo piacere a stare qui! Sono spagnolo, non italiano, quindi scusatemi se comunico come posso! Padre Lombardi è a servizio della causa comunicativa: il servizio della verità. L’amare la verità è la causa che appassiona, e lui riesce ad amarla anche nei momenti più difficili, nelle violenze, negli scandali, anche i colleghi che erano con lui, grazie alla sua influenza hanno letto la realtà secondo chiavi di letture non convenzionali. È un lavoro delicato, si sa, ma è stato questo il modo di comunicare del papa e della chiesa: servire sempre e solo la verità.
Padre Lombardi ha avuto questo grandioso compito, ed è riuscito a farsi ponte tra i giornalisti e la Santa Sede: il ponte si attraversa da entrambe le parti, si sa, e lui ha permesso questo passaggio facendosi osservatore attento e non occasionale di ciò che agisce nel mondo moderno, offrendo un servizio dotato di professionalità, perché solo grazie allo studio e alla costante verifica delle proprie capacità si puo’ fare costantemente il bene delle persone che possiamo servire, e questo si vede nella Radio Vaticana, attenta alle zone del mondo che vivono il disagio di rimanere ai margini del sistema mediatico, nel rispetto che ha delle culture e delle persone, delle storie e problematiche interne. Questa capacità di rispetto ha reso la Sala Stampa Vaticana un luogo di primaria evangelizzazione. Oggi riconosciamo questo cammino di lavoro durato anni: non è una formalità ma un’autentica lezione di giornalismo, di evangelizzazione, e di alta umanità».