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Un recente report dello State of Children in the European Union del 2024 ha stimato che tra i ragazzi di età compresa tra i 15 e i 19 anni circa l’8% soffra di ansia e il 4% di depressione. Tra le problematiche emerse anche l’uso di sostanze (54%), i disturbi del sonno (63%) e dell’alimentazione (38%), il bullismo (38%). Il disagio giovanile inquadrato dalle recenti statistiche epidemiologiche sembra in deciso aumento a partire dall’epoca pandemica e segnala uno stato di inaggirabile emergenza.
Se da un lato è verificabile come l’epoca Covid abbia marchiato in maniera indelebile l’esistenza dei giovani, dall’altro lato questa generazione non va identificata come vittima passiva del trauma pandemico. Invero, è possibile affermare che l’evento Covid abbia fatto emergere un disagio che, latente, si trascinava da tempo nelle esistenze giovanili. Si tratta dunque di condurre un’analisi puntuale, che cerchi di identificare la matrice profonda del disagio. Certamente le cause sono multifattoriali e non facilmente compendiabili in poco spazio. Nondimeno riteniamo possibile identificare alcune linee di forza di questa sofferenza crescente che attraversa come una corrente carsica il mondo giovanile.
La crisi della famiglia
In primo luogo identifichiamo una sempre più diffusa difficoltà da parte delle agenzie educative di assolvere il proprio compito con autorevolezza. La famiglia, sempre più liquida e sprovvista di indicatori di riferimento culturali e pedagogici, appare sempre più in difficoltà nel fornire ai figli un solido orientamento esistenziale. L’essere amici dei propri figli, accondiscendere e assecondarli su tutte le richieste sin da piccoli, metterli al riparo da fatiche, impegno, frustrazioni, finiscono per privare gli individui di esperienze altamente strutturanti per la personalità. Questi segnali risultano da carenze educative sin dalla prima infanzia dove manca quanto Alberto Pellai chiama “allenamento alla vita”. Tali assenze emergono poi con tutto il loro vigore in adolescenza, dove la funzione genitoriale sembra smarrirsi, incapace di reggere il fisiologico conflitto generazionale e di rimanere un faro nelle tempeste della crescita e in quel necessario processo di distacco e individuazione, del quale ogni adolescente necessita per divenire un adulto libero, ma soprattutto autonomo e responsabile nei confronti del proprio percorso. Un individuo capace di far fronte all’esistenza, senza essere costantemente posto al riparo di genitori che parando i colpi della vita al posto dei figli credono di aiutarli, senza comprendere che in realtà, risparmiandogli l’impatto con la vita, non fanno che acuirne l’estrema fragilità.
Evidentemente, l’emergenza educativa e la crisi della funzione genitoriale non possono essere sanate con il ripristino del principio di autorità delle vecchie generazioni. Un ideale reazionario e disperato, che non porterebbe a nulla di funzionale in quanto cieco rispetto al fatto che il principio di autorità (da non confondere con la necessaria autorevolezza, sic!) e i valori della tradizione non offrivano affatto un paradigma pedagogico edificante. Castrazione, abuso di autorità e potere, educazione come correzione e punizione, non possono essere riabilitati come riferimenti pedagogici. La lode dei tempi andati non può essere generativa per il presente e per il futuro.
Giovani incapaci di desiderare
Analizzando, come docente e come professionista della relazione d’aiuto, le diverse forme di disagio giovanile, non è possibile non intravedere come ad abitare i giovani sia un abissale vuoto di senso che si fa nichilismo, assenza di mete e valori che inondino di significato l’esistenza. Un presente precario dal punto di vista sociale, politico, economico, ecologico e un futuro che, invece di avere i contorni della speranza e della promessa ha tinte bigie e minacciose, rischia di congelare le esistenze in un eterno qui e ora.
La difficoltà a trovare una direzione e un orientamento per la propria esistenza affonda le radici, come sostiene lo psicoanalista Recalcati, in una sempre più accentuata fatica ad accedere al proprio desiderio, ad ascoltare quello che i greci chiamavano il proprio demone interiore e che nella cultura cristiana si chiama vocazione. In un contesto nel quale ogni desiderio viene esaudito sin dalla prima infanzia, senza limiti e senza vincoli, diventando capriccio, i giovani sono sempre più incapaci di desiderare. Privati di ogni legge, di ogni vincolo, adolescenti e giovani sono incapaci di fare del desiderio la legge, di riconoscere nel desiderio la vera legge.
In compagnia del proprio buon demone
Per identificare il proprio desiderio è necessario conoscersi, ascoltarsi, individuare risorse e potenzialità che ci caratterizzano. È importante identificare che cosa ci anima nel profondo. E ciò che conferisce senso è sempre qualcosa che parte dall’interiorità ma che trascende l’individualità, che sta oltre. Invero, come sosteneva Viktor Frankl, ci si realizza come individui nella misura in cui si attualizzano mete e valori che stanno oltre noi stessi. Invero gli esseri umani non vogliono essere felici, ma cercano un motivo per esserlo. Pertanto, si riesce a dare senso all’esistenza, nella misura in cui si vive per qualcuno o per qualcosa che non siamo noi stessi. È così che il desiderio diviene esso stesso legge, facendoci sentire la vita come un compito, un dovere unico e irripetibile, al quale ciascuno è chiamato a dare un contributo secondo la propria unicità e irripetibilità.
Affinché questo si realizzi non servono ricette educative precostituite, che peraltro non esistono, ma occorre che adolescenti e giovani trovino testimoni credibili che è possibile incarnare il proprio desiderio realizzando così un significato per la propria esistenza nonostante le difficoltà. Invero, di cosa hanno bisogno i figli se non di adulti che vivano, come affermava Lacan, conformemente al proprio desiderio? Genitori e educatori in generale devono dunque essere testimoni di senso perché capaci di vivere in compagnia del proprio buon demone, del proprio desiderio. È certamente questo uno dei più importanti antidoti allo smarrimento esistenziale dei giovani che invoca aiuto attraverso una variegata e seria sintomatologia.