La società in cui viviamo è caratterizzata dall’essere iperconnessa e la quantità di conoscenze disponibili, che deriva da tale condizione è enorme. Ma tutta questa conoscenza ci aiuta ad essere realmente sempre più umani e a vivere in maniere più autentica la dimensione relazionale che ci costituisce come persone e comunità? Il Papa nel LIII messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, sin dall’enunciazione del tema, invita a realizzare il passaggio “Dalle social network communities alla comunità umana”. Ne abbiamo parlato con Tommaso Sardelli, esperto di comunicazione e web e docente alla Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale dell’Università Pontificia Salesiana.
Cosa ne pensa del messaggio di Papa Francesco a tal proposito?
«Il messaggio di Papa Francesco per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali si presenta in evidente continuità con i suoi precedenti, soprattutto con quello dell’anno scorso che riguardava le fake news. Ancora una volta il Papa sottolinea quanto i social media e il mondo digitale siano un ambiente che le persone vivono al pari di quello fisico, un ambiente dove le relazioni possono essere costruite su basi più o meno solide e dove la comunicazione è una comunicazione tra persone. Quello che sembra emergere da questo messaggio è la preoccupazione che queste Community siano solo degli aggregati di singoli, uniti spesso solo da contrapposizione nei confronti di un’idea o di un altro gruppo, quando in realtà potrebbero diventare delle comunità vere e proprie, con legami profondi e con profonda condivisione. Con il suo messaggio il papa esorta i cristiani a essere testimoni anche nella rete, ad essere membra dello stesso corpo come nodi della stessa rete e a fondare la propria presenza digitale sull’autenticità e sulla verità.»
Dalla sua esperienza di comunicatore che tipo di senso della comunità emerge attualmente dalle social network communities?
«Le comunità che si formano sui social network possono avere diversi livelli di forza e concretezza. Gli stessi legami possono essere molto deboli o incredibilmente profondi, dipende quasi sempre dall’investimento che ognuno fa in termini relazionali sulla propria presenza online. Ad esempio, l’adesione a un gruppo o a una comunità può essere espressa con un semplice follow, oppure lasciando un like a contenuti e pensieri con cui ci si trova in accordo. Ma questo è il livello più superficiale e fragile di comunità. Già passare alla condivisione e al commento di alcuni contenuti presuppone un coinvolgimento maggiore e una maggiore esposizione. Questo, comunque, non basta a formare una comunità solida: i presupposti di una comunità solida sono il dialogo, l’autenticità e la volontà vera di condivisione. È importante anche che la comunità che si crea nel mondo digitale possa poi avere una prosecuzione nel mondo reale. Quindi passare dal digitale al reale con forme di collaborazione, di aiuto reciproco, di adesione a cause benefiche, eccetera».
Quali sono gli errori più comuni che la comunità ecclesiale in genere, non intesa nelle figure che ricoprono cariche istituzionali, fan nell’uso dei social?
«Uno degli errori più comuni è quello di utilizzare mezzi nuovi con linguaggi vecchi, cioè utilizzare i social network come se fossero la bacheca della parrocchia. La comunicazione sui social è una comunicazione orizzontale in cui tutti possono prendere parola e che bisogna affrontare con spirito di dialogo e di confronto. L’altro rischio o tentazione è quello di polarizzare la propria posizione rispetto ad alcune tematiche e non lasciare invece un’apertura necessaria al confronto con chi è di parere contrario.»
Quali i criteri imprescindibili per la Chiesa che comunica nei social?
«Qualsiasi istituzione – e la Chiesa non fa eccezione -, che decida di essere presente nell’ambiente digitale, deve fare della trasparenza e dell’autenticità la propria stella polare. Anche e soprattutto nei momenti di crisi bisogna essere capaci di affrontare con coraggio e onestà le difficoltà e le fragilità della propria istituzione. Solo questo tipo di atteggiamento può garantire la formazione di una comunità coesa, vera e profonda dentro e fuori dai social.»
Come fare rete per costruire comunità nei social network?
«Credo sia importante che ogni membro della comunità che si vuole costruire possa sentirsi parte del gruppo e possa dare il proprio contributo in maniera propositiva. È altrettanto importante partire da obiettivi e modalità chiare, in modo che la comunità possa avere una motivazione forte per essere coesa».