“Posto, taggo, dunque sono?”: il web come emanazione del proprio sé

E' stato presentato il libro "Posto, taggo, dunque sono?" del professore Angelo Romeo. Tanti gli spunti e le osservazioni sul complesso e intricato mondo dei social

Di fronte ad un pubblico di futuri professionisti interessati e attenti, presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’Università Pontificia Salesiana, giovedì 6 dicembre è stato presentato il libro di Angelo RomeoPosto, taggo, dunque sono? Nuovi rituali e apparenze digitali, (Mimesis Edizioni, 2018). Il volume analizza diverse temi molto dibattuti nell’epoca di Internet.

La rete è uno spazio molto frequentato dagli individui, una grande “piazza” in cui confrontarsi, scambiare idee, musica, emozioni, amicizie, amori. Tuttavia è anche quell’ambiente in cui tutti credono di avere diritto di parola e che l’opinione comunque espressa sia sempre corretta, senza cercare un vero confronto con gli altri e con opinioni diverse. In questo testo, Angelo Romeo (che insegna Sociologia generale presso l’UPS, e Sociologia della famiglia alla Università Gregoriana), analizza il rapporto tra la rete, la parola e la nuova estetica dei media digitali, dove il dialogo viene riadattato ai rituali del web.

Con Angelo Romeo hanno discusso Fabio Pasqualetti, decano della FSC e docente di Comunicazione ed Emilia Palladino docente presso la Facoltà di Scienze sociali della Gregoriana; moderatore dell’incontro Fabio Bolzetta, giornalista Tv2000.

Il Web come emanazione del sé

Questa frase è spesso risuonata all’interno del dibattito, in cui si è data molta attenzione a come spesso i social tendano a soddisfare quei bisogni di stima e accettazione del proprio sé oggi fortemente richiesti. Secondo la docente Emilia Palladino l’utente medio (sempre più giovani) spende molte ore al giorno sulle diverse piattaforme social, non perché lo strumento in sé offra qualcosa di speciale e innovativo, bensì perché attratto dalla normalità e dalla routine capaci di fungere da grande finestra dalla quale osservare tutte le attività di amici e sconosciuti. La nostra dimensione e sfera sociale si è quindi ampliata ed espansa, ma al tempo stesso tutto ciò rischia di impoverire i legami umani, a volte troppo deboli e silenziosi. Alla considerazione della docente, si affianca quella dell’autore del libro, il quale si concentra sulla difficoltà degli individui di fare a meno della connessione, di “staccare”, perché intimoriti dal rischio di non essere più considerati o addirittura di essere esclusi. Romeo conclude spiegando che la difficoltà più grande in questa società è quella di fare silenzio, anche in situazioni in cui esso sarebbe prezioso (si veda in occasione delle tragedie, con il conseguente carico di post e discussioni). Ognuno deve sempre dire la sua, nel bene e nel male, spesso prevalendo sull’altro.

Tecnologia e bambini? Sì, a piccole dosi, ma No alla demonizzazione preconcetta

Nel finale è stato affrontata anche la tematica rigurandante l’uso degli smartphone e tablet da parte dei bambini. Romeo ci ha tenuto a chiarire che lo strumento tecnologico non debba essere per forza “demonizzato”, al contrario deve essere spiegato, analizzato e consegnato a “piccole dosi” anche ai più piccoli. Secondo l’autore il bambino deve essere accompagnato e istruito nell’utilizzo di queste risorse, sempre più al centro di un mondo ormai fortemente digitale e tecnologico. Tuttavia Romeo conclude spiegando che smartphone e tablet non debbano essere gli automatici sostituti del gioco, perché quest’ultimo garantisce la possibilità di sviluppare l’immaginazione, creatività e costruzione del proprio sé.

E qui si gioca tanta parte della scommessa educativa di questi anni.

 

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