“Quali alibi”? La democrazia non ne accetta nessuno

Daniele Silvestri torna con il singolo "Quali alibi". Non risparmia la denuncia alla politica, alla società, ma anche alla Russia e Stati Uniti

«La
politica è uniformemente rea di numerose malefatte che hanno
dilaniato la già fragile moralità del mondo “civilizzato”. E se
è vero che il pesce puzza dalla testa, nessuno può dirsi assolto ma
qualcuno risulta sicuramente più responsabile di altri».

A
cinque anni da “S.C.O.T.C.H.” e dopo il successo de “Il
padrone della festa
” con Max Gazzè e Niccolò Fabi, Daniele
Silvestri

torna con una nuova canzone: “Quali
alibi
”.
Il singolo, pungente e sarcastico, è una perfetta fotografia della
società romana, una fotografia fatta di suono
da una parte e dall’uso enigmistico delle parole dall’altra,
in cui
emerge
ancora una volta il talento da paroliere del cantautore, carta
vincente finalizzata ad inquadrare la realtà.

La
sua nuova “creatura musicale” ha come oggetto principale la
politica
, palesemente legata al denaro e schiava di uomini corrotti,
tanto che nel ritornello Silvestri parla senza mezzi termini di
«personaggi
di chiarissima fama che sembrano svolazzare lieti e intoccabili,
leggeri come colibrì che succhiano il nettare ovunque ne trovino».
Lo spaccato del Paese che viene raccontato è quello delle
“bustarelle”, di silenzi comprati, di sanguisughe sociali.

Le
rime del testo cantano una verità che conosciamo tutti, ma che
ignoriamo con omertà; basti pensare alla strofa che fa «zitto
zitto fa finta di niente
[…] meno
problemi avrà chi meno sente».
“Quali alibi” descrive con dura ironia parlamentari che passano
da uno schieramento all’altro, le indennità di cui gode una certa
classe dirigente a discapito dei cittadini onesti, per sfiorare poi
temi quali scandali legati alla prostituzione e «taciti traffici
illeciti» che vedono coinvolti troppo spesso importanti uomini di
potere.

Nato
a Roma nel ’68, Daniele
Silvestri
ha potuto assistere al baratro
morale verso cui l’Italia è stata
spinta negli ultimi decenni. Guardando al passato, sono tante le
canzoni con cui il cantautore romano punta il dito verso la classe
politica nostrana, arrivando a prestare la propria voce alle
minoranze di cui si è fatto bandiera più volte, come nel caso di
Gino
e l’Alfetta
,
brano divenuto poi bandiera musicale del Gay
Pride
nel 2007. Si può quindi affermare con certezza che, sin dagli
esordi, Silvestri non ha avuto timore di esprimere in totale libertà
ciò che la mente ed il cuore gli suggeriva. Infatti in
“Quali
alibi”
troviamo chiari riferimenti alla democrazia, non solo protagonista
assente degli ultimi governi italiani, ma che riprende per denunciare
Paesi intoccabili ultimamente come gli Stati Uniti, accusati di un
utilizzo senza autorizzazioni dei droni come e la Russia, colpevole di
aver fatto scoppiare, per evidenti interessi economici e politici, il
recente conflitto del febbraio 2014, tra Crimea e Ucraina.

Chiusa
la parentesi Fabi-Silvestri-Gazzé,
dallo scorso anno non ha avuto neanche il tempo di riprendere fiato
perché, come lo stesso Daniele Silvestri ha dichiarato, «mi
sono ritrovato sommerso da un’urgenza creativa che non sentivo da
tempo
e
quando l’anima chiama, un vero cantastorie ha il dovere di
rispondere “presente”».

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