sipario sulla ventisettesima edizione del Salone internazionale del libro, tra
le più grandi fiere dell’editoria libraria in campo mondiale. Bilancio in
attivo per l’edizione 2014 con ben 340.000 visitatori, il 3% in più dell’anno
scorso. “Il bene in vista” è stato il tema che ha accompagnato le cinque
giornate del Salone ricche di incontri con gli scrittori, dibattiti tra editori
ma soprattutto scoperta di nuovi generi. Paese ospite d’onore di quest’anno è
stata la Santa Sede che nel suo stand, gestito dalla Libreria Editrice Vaticana, ha voluto riprodurre in scala 1:10 il progetto originario della
cupola del Bramante, qui ricoperta di libri.
Tanti gli eventi promossi dal paese ospite, di
spiccato rilievo culturale, è stato il dibattito tra lo scrittore Claudio
Magris e il cardinale Gianfranco Ravasi.
Ad aiutarci a tirare le somme di questa cinque giorni
dedicata al libro è stato don Giuseppe Costa, direttore della LEV
(Libreria Editrice Vaticana) e delegato pontificio esecutivo per il Salone di
Torino.
Ci fa un bilancio di questa ventisettesima
edizione del Salone del libro di Torino? Come sta evolvendo l’editoria libraria
nel nostro Paese?
«C’è un’inversione di tendenza che si è notata
durante questa ventisettesima edizione del Salone del libro di Torino. Se
l’anno scorso l’editoria libraria è scesa del 7% quest’anno è risalita del 4%,
addirittura le vendite di libri sono aumentate del 10%. Merito del libro
religioso che era il tema centrale di questo salone oppure di un cambiamento
che premia le varie iniziative che si stanno sviluppando a sostegno della
lettura? Lo vedremo prossimamente».
La Santa Sede ha partecipato come ospite d’onore
nell’anno in cui il file rouge della fiera è stato «il bene in vista». La
trasmissione del bene è presente tra i vostri valori editoriali?
«L’editrice vaticana che è stata delegata dalla
Santa Sede a rendere esecutivo l’invito al Salone è un’editrice istituzionale:
ha come compito quello di promuovere gli insegnamenti e gli scritti che il Papa
ritiene opportuno pubblicare, inserendo tra di essi anche i commenti a questi scritti.
Pubblica anche volumi di arte religiosa, studi giuridico-storici, la
letteratura religiosa sempre con attenzione alla parola del Papa. Il bene è
certamente un tema legato al Vangelo, a Dio e il nostro lavoro intende
privilegiarlo e incoraggiarlo».
Qual è stata la percezione dei visitatori
davanti al vostro stand?
«Credo che non si aspettassero a Torino la
presenza di pezzi di storia, della cultura mondiale: le grafiche di Rouault o
di Mirò sono di assoluta importanza e da sole giustificano una visita. Se poi
andiamo ancora indietro troviamo gli scambi epistolari tra i monarchi del
Piemonte e la Santa Sede (particolari quelli tra don Bosco e Pio IX) o ancora
la geografica di Tolomeo, o la Bibbia di Urbino».
Nel suo intervento, Claudio Magris ha affermato
che «la Chiesa cattolica ha un grosso problema con la divulgazione del proprio
messaggio a livello di massa». Il rischio di mistificazione e di
fraintendimento è costante». Perché la Chiesa, ancora oggi, non riesce a
comunicare efficacemente? Cosa è necessario cambiare?
«I cambiamenti sono già in atto e si vedono ad
esempio dalla chiarezza con cui Papa Francesco annuncia certi messaggi o compie
determinati gesti e riforme. Non è certo uno che certe cose le manda a dire ma
agisce in prima persona. Penso che l’invito alla semplicità legato
all’affermazione di una identità chiara sono elementi che stanno alla base di
una corretta comunicazione».
Francesco è un pontefice che preferisce
comunicare con gesti e parole, rispetto a libri o encicliche. Questo non sarà
un punto a sfavore per il futuro della vostra casa editrice? Avete pensato a
nuovi prodotti editoriali, magari audio-visivi?
«Pensare a
dei prodotti audio-visivi ci viene un po’ difficile visto che questi tipi di
prodotti sono curati da Radio Vaticana e dal Centro Televisivo Vaticano. Noi ci
concentriamo sulla vita della Chiesa, sulla storia, l’arte, quindi non abbiamo
l’imbarazzo delle poche idee anzi abbiamo molto da realizzare. Il Papa, d’altro
canto, non fa mancare la sua parola: ogni volta che il Papa si esprime noi
traduciamo le sue parole in libri anche se queste ultime non hanno una vera e
propria destinazione editoriale. La parola scritta ha già in sé un’efficacia
diversa dalla parola parlata. Il Papa è efficace nei suoi discorsi e nei gesti
che ha con la gente, ciò non toglie che traducendo questi ultimi in libri si
valorizzi ancora di più la sua semplicità e vivacità».