La preghiera della notte. Erano migliaia i pellegrini che nella notte hanno vissuto la vigilia di questa canonizzazione affollando piazze e chiese di Roma, eccezionalmente aperte fino alla tarda mattinata. A piazza Navona il raduno dei polacchi, a piazza Farnese quello dei francesi e tra il lungotevere e via della Conciliazione il resto del mondo che in preghiera ha affrontato la notte. Eppure queste immagini le abbiamo già viste. Ci hanno fatto tornare in mente quella notte dell’11 Ottobre 1962 quando le telecamere dell’istituto Luce, inquadrando quell’unica finestra accesa, diedero voce al discorso della Luna di Angelo Roncalli. Ma ci hanno riportato anche in un’altra lunga notte di preghiera, quella del 20 Agosto 2000 quando Karol Wojtyła tuonò nei cuori dei due milioni di giovani raccolti a Tor Vergata, dicendo lor «in realtà è Gesù che cercate quando sognate la felicità!».
Luce e ombra. Stamane il cielo di piazza S. Pietro era nuvoloso, scuro, carico di pioggia. A contrasto con i due grandi arazzi, raffiguranti i due santi, i cui colori raggianti spiccavano dalla facciata della Basilica spezzando l’ombra calata sui fedeli abbracciati dal colonnato del Bernini. Pensiamo a quante nubi nel passato, fino ad oggi, hanno eclissato la Chiesa relegandola in mero potere gerarchico, facendole dimenticare quella «dimensione originaria» propria degli apostoli riuniti attorno al cenacolo. E quanti uomini come Roncalli e Wojtyła le hanno saputo restituire forza e vigore evangelico portandosi vicini alla gente di tutto il mondo ed intuendo che che un Concilio Vaticano II avrebbe dovuto ri-avvicinare la Chiesa al mondo.
Due uomini coraggiosi. Nella sua omelia Papa Francesco ha voluto caratterizzare le figure di questi due santi definendo Angelo Roncalli il «Papa della docilità allo Spirito Santo» e Karol Wojtyła il «Papa delle famiglie». Ma prima di attribuirgli questi titoli li ha chiamati «uomini coraggiosi». Già, perchè si sappia che alla santità non aspirano i Papi ma aspirano uomini e donne che hanno testimoniato Cristo nella loro vita terrena. Lo stesso Giovanni Paolo II durante la beatificazione di Roncalli affermò «la santità vive nella storia e ogni santo non è sottratto ai limiti e condizionamenti propri della nostra umanità». Non solo possiamo ma dobbiamo conoscere i limiti di questi due pontificati per catturare la vera essenza di questa santità “umana”.
I quattro Papi. I media hanno titolato questo evento come la “giornata dei quattro Papi”. E’ certamente bello che il nostro occhio stamane abbia catturato due papi santi raffigurati sugli arazzi e due celebranti sul sagrato della Basilica. Ma se questo ci suggestiona visivamente ci permette anche di comprendere al meglio il concetto di “continuità”. Una continuità che non vede l’alternarsi di grandi comandanti di transatlantici ma di semplici timonieri di «una barca di pescatori». Semplici timonieri che in un abbraccio come quello tra Francesco e Benedetto XVI testimoniano il loro affidarsi a Dio.
Quell’osservatore silenzioso. E infine c’è un simbolo che solo gli occhi più attenti avranno notato. Quel gabbiano bianco dal becco e zampe gialle (e già questo dà da pensare) che stamane vegliava su tutto e tutti. Quel gabbiano che coraggiosamente si appropria prima della testa di S. Pietro e successivamente del crocifisso posto in cima all’obelisco della piazza. Quel gabbiano che il 13 Marzo 2013, seduto sul camino della Sistina, anticipò di qualche ora la fumata bianca del conclave. Un volatile sempre alla ricerca di barche e pescatori. Un’osservatore silenzioso che, forse, sapeva già tutto.