Trasformazione, cambiamento, inclusione e sostenibilità. Sono state queste le quattro parole chiave del progetto “Moving Roots – Radici in Movimento”, che ha coinvolto per circa un anno tre giovani ragazze di origine etnica differente, appartenenti alla comunità territoriale del III Municipio. Si tratta della realizzazione di un cortometraggio sostenuto dalla CEI – Conferenza Episcopale italiana e da Fondazione Migrantes e sviluppato nell’idea progettuale da Padre Gabriele Beltrami della Congregazione dei Missionari di San Carlo. Con questa modalità cinematografica, la Parrocchia SS. Redentore, di cui P. Beltrami è parroco, ha risposto alla sollecitazione di Papa Francesco rivolta a tutta la Chiesa nella Evangelii Gaudium (2013), circa la «trasformazione missionaria», declinandola in un ossimoro: “Moving Roots – Radici in Movimento”.
Il percorso ha inevitabilmente coinvolto l’aspetto emotivo ed emozionale del quintetto femminile (le tre protagoniste e le due tutor) e ha gettato semi arricchenti e potenzianti per una crescita personale, che ha oltrepassato la distanza anagrafica avvicinando mondi e dimensioni individuali. Un percorso di ascolto ricco di silenzi assordanti, che hanno gridato forte il desiderio di essere Radici in Movimento, e un’occasione per conoscere e comprendere quanto e come l’appartenenza sia legata all’identità.
Il cortometraggio è stato scritto, studiato e realizzato da Danielle, Letizia e Ria, che nell’anno del progetto hanno acquisito competenze narrative e tecniche guidate da due tutor: Serena Cirillo e Claudia Pollara.
Per riconoscere il proprio acrobata interiore
Utilizzare la scrittura in questo percorso è stato fondamentale, perché in essa si snoda l’arco di trasformazione della narrazione. In scrittura il momento principale è l’incipit, il punto di partenza. È il momento in cui si opera una scelta ovvero la possibilità di dire tutto in tutti i modi possibili, per arrivare a dirne una sola in un modo particolare.
Dunque, è stata utilizzata la figura retorica della metafora per fare questo primo passo. Un passo che ha incarnato il distacco da tutte le possibilità a disposizione. È stata l’arte della scrittura che ha offerto l’occasione di distaccarsi dalle molteplici possibilità di storie possibili per isolare e rendere raccontabile la storia singolare di Danielle, Letizia e Ria. Una storia che ha denunciato un disagio, ma anche indicato la sola strada possibile per continuare la loro singola storia.
Ci hanno raccontato come il proprio “Acrobata interiore” possa resistere e trovare un equilibrio senza avere più paura. γνῶθι σ(ε)αυτόν («conosci te stesso») è la risposta che si unisce a quella biblica più che mai attuale e autentica: Non temere, Non avere paura. La paura esiste solo se non si conosce quello che è dentro e fuori di noi.