14 Feb 2022

Roma Food Policy: verso un piano del cibo

La città agricola più grande d'Italia è indietro nella costruzione di una Food Policy rispetto alle altre. Importanti passi avanti però sono stati fatti

«Non è un progetto calato dall’alto, come è avvenuto in molte città metropolitane, ma il risultato di un percorso partecipato»; ed è questa la forza dell’iniziativa che cerca da qualche anno di dare una politica alimentare alla capitale, la volontà che parte dal basso, che ha raccolto il contributo di movimenti, associazioni, reti, ma anche di esperti del mondo accademico per dare vita ad un comitato promotore. L’iniziativa nasce con lo scopo di sostenere un sistema di produzione e distribuzione efficiente tale da garantire prodotti accessibili e di qualità, contrastare lo spreco alimentare, ridurre rifiuti e ridistribuirli in maniera ottimale.

A sostenerlo è il docente di economia agraria Davide Marino, promotore della Food Policy di Roma, che individua nella città diversi punti di forza da cui partire e l’esigenza crescente di un piano organizzato e completo. Una Food policy come quella di Roma è infatti prima di tutto una strategia che definisce diversi obiettivi e che si prefigge di raggiungerli anzitutto riconoscendo l’importanza di agire in maniera integrata: includendo cioè i diversi ambiti coinvolti nel sistema agro-alimentare, come l’impianto di produzione agricola, la scuola, il sistema sanitario, l’apparato politico, che anche se sono distinti, e per questo risulta ancora più impegnativa l’iniziativa, sono da considerare in realtà inter-connessi tra loro.

 

 

Roma presenta uno tra i più sviluppati e complessi sistemi di mensa scolastica, ogni giorno vengono forniti ben 150 mila pasti per gli studenti; è stato studiato anche da New York e in California. Produrre e distribuire un numero tale di pasti ogni giorno e farlo in modo sostenibile contribuisce in maniera decisiva alla sostenibilità»

La capitale è tra le città agricole più grandi d’Europa, per estensione e per produzione, vanta di una cultura periurbana eccezionale, di una agricoltura multifunzionale forte, dispone bandi sulle terre pubbliche; la disponibilità di suolo è tra ricchezze più importanti di cui dispone: sono circa 2000 le aziende agricole del comune e 20 mila quelle della provincia, si tratta per lo più di realtà di piccola scala, spesso a conduzione diretta del coltivatore o ascrivibili a un sistema di agricoltura familiare, ma su 5000 postazioni che offre la straordinaria rete di 144 mercati rionali, solo un centinaio è occupato da agricoltori. Restano infatti un 20% di banchi vuoti, con licenze scadute da riassegnare.

Nonostante i primati e le eccellenze che si riconoscono a Roma, la città non è in prima linea tra quelle che hanno maturato per prime la preoccupazione di un piano strategico del cibo. Si pensi a Torino, Parma e soprattutto Milano, prima fra tutte, che ha una food policy attiva dal 2015 ed è riconosciuta a livello internazione, soprattutto dopo aver vinto, a ottobre 2021, il primo premio nella prima edizione dell’Earthshot Prize contro gli sprechi alimentari. A Roma, anche alla luce di importanti realtà come queste, solo nel 2019 nasce la seria intenzione di costruire un progetto concreto e significativo, e il 27 aprile del 2021, dopo mesi di pressioni, è stata approvata la delibera.

Con la formazione di una consulta cittadina si potrà iniziare a lavorare sul Piano del Cibo e sulle azioni concrete per portarlo avanti. L’auspicio da parte dei promotori, è quello di non perdere lo spazio di confronto e dialogo, tra le associazioni, le imprese, i sindacati e l’amministrazione, che ha voluto definire l’identità di questa Food Policy.

Secondo il professore una buona politica del cibo, come quella che si vuole costruire a Roma, si occupa di risolvere problemi di diversa natura come quelli sopra citati, e stabilisce obiettivi diversi e importanti: fornisce anzitutto cibo di natura e di qualità elevata, a tutte le persone e in tutti i prezzi possibili, garantendo un accesso a tutte le fasce di popolazione; riduce l’impatto del cibo sul clima e i cambiamenti che subisce; ostacola poi il consumo eccessivo di suolo, poiché solo una piccola parte è terreno coltivabile; educa ad un consumo responsabile e sostenibile in un contatto diretto con le scuole; produce filiere corte sviluppando imprese agricole nella prossimità locale; attiva infine un’economia circolare. Per capire questa ultima considerazione, si pensi al tentativo di produrre meno rifiuti possibili: quelli che non si può evitare di produrre, si riutilizzano distribuendoli nel settore umano o se inevitabile in quello animale, oppure ancora come compost per ricavarne concime naturale.

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Estratto di intervista della FIDAPA BPW Italy Sezione Roma

Gli obiettivi prestabiliti assumono ancora più rilevanza se si osservano i dati più recenti sul comportamento di acquisto di prodotti alimentari degli italiani

 

Secondo il rapporto COOP 2021 sullo stile di vita degli italiani, il 90% presta attenzione alla sostenibilità quando acquista prodotti alimentari e bevande, ma solo il 46% è disposto a pagare di più.

Le risorse che la città offre sono tante, eppure sono cresciuti il consumo di suolo e la cementificazione: le scelte dei prossimi anni saranno quindi fondamentali per definire la tendenza e rendere più sostenibile, in tutti i sensi, la vita dei romani.

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