Salute, ambiente o lavoro, è possibile scegliere? Taranto ci dice di no

Taranto, la città che ha ospitato la settimana sociale dei cattolici, insegna che non ci sono due crisi - una ambientale e una sociale - ma che i due ambiti sono strettamente legati

In un momento in cui si parla di G20 e i grandi del mondo si trovano a Roma per prendere delle scelte per la salvaguardia del Pianeta, Taranto ha fatto da sfondo alla 49esima Settimana Sociale dei Cattolici, dal titolo Il pianeta che speriamo, ambiente, lavoro, futuro. Hashtag: #tuttoèconnesso (Qui l’Instrumentum Laboris).

È Taranto il luogo in cui promesse e compromessi prendono forma durante questi giorni. Stiamo parlando del polo siderurgico più grande in Europa, luogo in cui da tempo si discute di decarbonizzazione; luogo soggetto di promesse da parte della politica, puntualmente disattese.

Le Settimane sociali cattoliche sono sorte dopo l’enciclica sociale di Leone XIII del 1891 in vari Paesi del mondo, allo scopo di far conoscere, approfondire, mediante varie competenze e vari soggetti ecclesiali, specie il laicato, il magistero pontificio. Ciò doveva avvenire in modo che tale magistero fosse assunto e divenisse anima della costruzione della società contemporanea. La prima Settimana sociale fu ideata dall’«Unione popolare cattolica italiana» (organismo prefigurato da Pio X nell’enciclica Il fermo proposito), guidata dall’economista Giuseppe Toniolo, oggi beato. Toniolo, assieme al cardinale Pietro Maffi, nel 1907 varò l’iniziativa con il motto: “Ispirare cristianamente la società”. 

La prima Settimana sociale si tenne dal 23 al 28 settembre 1907 a Pistoia, con alcune sessioni anche a Pisa (dove insegnava Toniolo).

L’apertura della settimana sociale dei cattolici

Sono stati numerosi gli interventi di apertura alla 49esima Settimana Sociale dei Cattolici.

Primo fra tutti l’intervento di Papa Francesco, che ha aperto la Settimana con un messaggio che esorta a «camminare con audacia sulla strada della speranza», seguendo nello specifico tre cartelli: «l’attenzione agli attraversamenti», come sguardo alle «persone incrociano le nostre esistenze mentre si trovano nella disperazione»; «il divieto di sosta», come invito a non fermarsi «nelle sacrestie, formando gruppi elitari che si isolano e si chiudono»; infine «l’obbigo di svolta», come «necessità di una conversione che tocchi prima dell’ecologia ambientale quella umana, quella del cuore, attraverso la formazione delle coscienze». Il papa è stato presente all’apertura anche con un successivo videomessaggio a sorpresa.

 

Secondo messaggio di apertura è stato quello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ricorda quanto la pandemia abbia «evidenziato i nostri limiti e le contraddizioni del modello di società che abbiamo costruito» e come non sia «più accettabile immaginare una crescita legata alla distruzione di beni, al consumo delle risorse naturali, allo sfruttamento di componenti della società umana. Lo sviluppo deve comprendere un contrasto effettivo a ogni forma di povertà, una riconciliazione con l’ambiente, una innovazione orientata al benessere umano e al rafforzamento del capitale sociale», investendo dunque sulle persone.

Successivi gli interventi per l’apertura da parte del Mons. Filippo Santoro e del Card. Gualtiero Bassetti.

Taranto, una città trincea

Taranto, dunque, è la città che si erge a metafora della difficoltà del paradigma salute-ambiente-lavoro. Questa scelta non solo vuole porre l’attenzione sulla questione dell’ex Ilva, ma ha anche l’obiettivo di favorire una riflessione riguardo le problematiche ambientali e sociali, accentuate dalla situazione pandemica. La città, infatti, viene definita dal papa “simbolo delle speranze e delle contraddizioni del nostro tempo”.

Il sindaco della città, Rinaldo Melucci, parla della città addirittura in termini bellici, definendola «trincea», aprendo quello che sarà il successivo dibattito riguardo «la battaglia» che si sta svolgendo in questa città.

Centrale, infatti, è la tavolta rotonda basata sulle testimonianze riguardo la situazione di questo territorio.

Taranto insegna che non ci sono due crisi, una ambientale e una sociale, ma i due ambiti sono strettamente legati e sono inevitabilmente saldati ai piatti della bilancia che regolano il rapporto salute-ambiente-lavoro in quel territorio. Ecco che la sfida diviene quella di soppesare lo sviluppo ad una sostenibilità socio-ambientale.

L’obiettivo è, infine, quello di mettere al centro ambiente, lavoro e futuro, nella consapevolezza che «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale» (Laudato sii, 139) e che “tutto è connesso”.

condividi su