Come riporta il sito Humanitans,la miocardite è un’infiammazione del muscolo cardiaco, che può presentarsi in modo molto variabile e, allo stesso modo, può avere evoluzioni molto diverse fra loro: è possibile una guarigione completa o, a volte, può compromettere la funzionalità cardiaca. Per questo la prognosi è estremamente variabile.
Costituisce comunque una malattia molto pericolosa, che nella maggior parte dei casi mette a rischio la vita delle persone. Stefano P., cinquantatreenne romano, ne è la testimonianza.
Infatti nel 2008, all’età di trentanove anni, quella che sembrava essere una semplice influenza intestinale si è trasformata nel suo incubo più grande.
Tutto è iniziato la notte tra il 14 e il 15 febbraio 2008, durante la quale ha avuto dei dolori lancinanti continui, che colpivano la zona tra le spalle e lo stomaco, alterazione e labbra viola. La compagna, alle prime luci del giorno, ha deciso di portarlo all’ospedale per un controllo, durante il quale i dottori, nonostante avessero effettuato anche delle visite cardiologiche, non sono riusciti a realizzare una diagnosi precisa.
Di conseguenza è stato trasferito in un’altro ospedale, dove sono stati fatti molteplici tentativi per capire la vera identità del malessere ed è stato effettuato anche un intervento al cuore, che sembrava non rispondere più alle normali funzioni vitali.
Da qui è stata diagonisticata una miocardite fulminante, ma senza trovarne una cura idonea, nell’attesa della quale hanno messo il paziente in coma farmacologico. Successivamente è stato trasferito in un’altro ospedale specifico per le cure cardiache.
Cosa ricorda di questa malattia ? Come l’ha vissuta?
«È stata un esperienza che mi ha segnato, a livello sia di carattere, sia emotivo che psicologico.Dopo una lunga riabilitazione molto lentamente ho riacquisito le mie facoltà motorie e sono riuscito ad alimentarmi da solo. Inizialmente ero in uno stato confusionale e non riuscivo a capire cosa mi fosse realmente successo e dove stessi».
Quanto tempo ha impiegato a tornare ad una normalità ?
«Circa un mese, con sedute di fisioterapia per il recupero motorio».
Quella che ha avuto è una malattia che può essere mortale. Cosa prova ad essere riuscito a superarla? Si era accorto della sua pericolisità?
«No, ne sono venuto a conoscenza solo dopo avere effettuato il primo controllo, durante il quale il professore mi ha detto che ero stato miracolato, in quanto esistono due tipi di miocardite, quella progressiva, che ti porta al culmine della vita lentamente e un’altra, quella fulminante che ho avuto io, con la quale si ha una morte improvvisa. Inoltre mi ha spiegato che, grazie al mio caso e alla cura che mi hanno somministrato con degli steroidi, sono riusciti a salvare anche altre vite umane. Per questi motivi mi ritengo miracolato e penso che mi sia stata data una seconda opportunità di vita».
Dopo questa malattia com’è cambiata la sua vita?
«Inizialmente ho vissuto un periodo di grande paura, in quanto temevo sempre una ricaduta; dopo sei anni ho ripreso il primo aereo e ho ricominciato piano piano a riprendere in mano la mia vita completamente. Ad oggi quella paura iniziale è dimuniuta, ma nonostante ciò in alcuni momenti è sempre presente».