Sei arrabbiato? cerca il bambino che è in te

La rabbia è un'emozione fondamentale. Reprimerla fa male: meglio ascoltarla e cercare di allearsi ad essa

Viè mai capitato di arrabbiarvi esageratamente con qualcuno o con voi stessi, mettendo in atto sempre la medesima risposta in contesti lavorativi, scolastici, relazionali eccetera? Cerchiamo di capire come mai, tenendo conto che ogni persona è diversa dalle altre.

Innanzi tutto cos’è la rabbia? La rabbia è un’emozione tipica, considerata fondamentale da tutte le teorie psicologiche. Insieme alla gioia e al dolore, è una tra le emozioni che si sviluppano più precocemente. È un’emozione che nasce dalla frustrazione, a causa di un mancato soddisfacimento di un proprio bisogno, ma maschera il dolore.

Da dove nasce la rabbia?

Secondo la maggior parte degli studi effettuati al riguardo, i casi più frequenti di mancato autocontrollo sono stati identificati in soggetti che hanno avuto genitori critici, intolleranti e svalutanti, togliendo quella sicurezza iniziale senza la quale si resta indifesi come bambini, in balia dei giudizi e delle conferme degli altri. E se queste conferme non arrivano, ritorna la voglia di protestare per quell’ amore che è stato negato, cercando la soddisfazione nel presente per colmare le mancanze del passato.

Quindi una delle tante spiegazioni che si danno alla rabbia è riferita ad un passato lontano, collegato all’infanzia, quando i genitori o figure di riferimento importanti non hanno fatto in modo di far sentire abbastanza apprezzato e sostenuto il bambino.

Cosa può succedere nel presente?

Possono esistere casi in cui la persona, avendo imparato che l’unico modo per far valere le proprie opinioni ed esser preso in considerazione è quello di mettere in atto atteggiamenti aggressivi e rabbiosi, tenderà a portare avanti tale schema.

Questo perché è l’unica strategia utile, che ha imparato e consolidato, finché non la disconfermerà, imparando che è possibile affrontare le situazioni ed essere considerati agendo mediante modalità socialmente più accettabili e funzionali per sé. Tutto questo comporta il mettersi in gioco in situazioni nuove.

Immaginiamo una situazione lavorativa, in cui la persona rabbiosa non si senta accettata per un lavoro realizzato: sarà spinto verso la fuga oppure esprimerà la propria ira senza controllo, poiché non è stato apprezzato il suo lavoro o non si è seguito il suo pensiero.

La persona interessata non ammetterà che la causa principale sia stata questa, ma la colpa, probabilmente, verrà trasferita sugli altri. La soluzione non è sicuramente accusare l’altro, ma recuperare il bambino che è in sé e fargli fare pace con la parte adulta.

Quali sono le funzioni della rabbia?

La potente impulsività e la forte propensione all’agire con modalità aggressive sono orientate alla rimozione dell’oggetto frustrante.

Tre possono essere i fondamentali destinatari finali della nostra rabbia:

  • oggetto reale che provoca la frustrazione;
  • un oggetto diverso rispetto a quello che provoca la frustrazione (spostamento dall’obiettivo originale). Vi è mai capitato di essere arrabbiati con una persona X e ve la prendete con Y? Questo è l’esempio più frequente riguardo lo spostamento dell’oggetto che provoca la frustrazione;
  • verso se stessi, trasformandosi in autolesionismo ed auto aggressione. Ci si scaglia con se stessi per fuggire al confronto o altro. A soffrire sarà comunque colui che sente la rabbia. Per esempio, quante volte si prova un malessere fisico dopo aver cercato di ingerire rabbia senza esprimerla? Riflettendoci non c’è un bel guadagno. Cosa ne pensate?

Come tutte le emozioni, la rabbia non è mai giusta o sbagliata: c’è ed è importante comprenderla e gestirla al meglio. Chi riesce a mettere a tacere la rabbia, non sempre ne ricava benessere, perché si tratta di un segnale molto importante, ovvero che qualcuno o qualcosa sta calpestando il proprio Io. Reprimere le manifestazioni di rabbia è nocivo alla salute psicofisica, in quanto possono derivarne delle patologie come la depressione o problemi psicosomatici. Chi invece esprime la rabbia entro poco tempo con estrema impulsività e aggressività si trova ad affrontare grossi disagi relazionali. Si tratta di un’esperienza forte e molto comune, che ognuno vive secondo le proprie specificità individuali. Nel conflitto, specie interpersonale, la rabbia compare come elemento disturbante, che spesso ostacola la relazione e il confronto.

Come avrete intuito, inghiottire la rabbia fa male, gridarla anche.

Molto spesso capita di avere a che fare con persone capaci e intelligenti, ma che allo stesso tempo si mostrano incapaci nel relazionarsi in maniera cortese ed educata con gli altri. Questi soggetti sono privi di quella che in psicologia è chiamata intelligenza emotiva. Essere dotati d’intelligenza emotiva significa riconoscere i sentimenti, così da esprimerli in modo appropriato ed efficace.
Nella quotidianità di tutti i giorni può capitare di essere protagonisti di incomprensioni o offese da parte di qualcuno. A quel punto si potrà rispondere con l’ira, oppure esprimendo la propria posizione e il proprio sentire in modo adulto e costruttivo, senza per forza puntare il dito verso l’altro pur di affermare se stessi. Potrebbe inoltre capitare di provare la rabbia ma scegliere d’impulso di non esprimerla e quindi di non reagire.
Quando invece alla rabbia apparentemente non si reagisce, non è detto che questo sia realmente ciò che accade. La mancata reazione può essere dovuta al negato contatto emotivo con il sentimento rabbia, quindi si arriva all’alessitimia, ovvero l’incapacità di sentire sul piano emotivo le emozioni, le quali vengono fatte scivolare direttamente sul corpo fino a somatizzarle.

Come è meglio comportarsi?

È utile cercare di esplicitare il proprio disagio al meglio, evitando che l’interlocutore si senta aggredito, esprimere nel modo migliore le proprie emozioni, anche negative: essere diretti e sinceri non significa necessariamente ferire gli altri. E poi ricordate: se vi impedite di esprimerle (ovviamente in modo funzionale) sceglierete di ferire voi stessi.

Quando si è nervosi, arrabbiati è possibile scaricare la tensione con attività fisiche: frequentare una palestra, praticare sport, lavorare manualmente, eccetera.
Se il malessere tende alla cronicizzazione, significa che vi è un comportamento, uno stile di vita ormai consolidato su cui occorre lavorare più approfonditamente con una psicoterapia, per essere consapevoli il più possibile del proprio vissuto emotivo e nel costante dialogo sia all’interno che all’esterno di noi per poi attivarsi al cambiamento.

Il primo passo per cercare di allearsi con la propria rabbia è ascoltarla bene, cercare di capire chiaramente il suo messaggio, dove ci si sente colpiti e cosa si vuole fare rispetto a questo e di diverso.

Una volta definita, con calma, la posizione che si ritiene giusta per sè, sarà possibile affermarla assertivamente.

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