Vi
sarete sicuramente chiesti perché ascoltiamo la musica e perché ci avviciniamo
ad un genere piuttosto che a un altro.
La
musica, fra tutte le arti, è quella che in modo più diretto si rivolge alla
sensibilità e consente all’individuo di immergersi in uno stato di liberazione
o di modificazione della coscienza.
È
inoltre noto che la musica, anche nelle sue forme più semplici ed elementari,
ha la capacità di evocare stati d’animo, emozioni, sensazioni, ricordi.
Il
suono ha la facoltà di riportare alla memoria particolari vissuti, anche
inconsci, che consentono una sorta di regressione, giungendo dunque a riportare
alla coscienza situazioni traumatizzanti che erano state precedentemente
rimosse, o periodi della propria vita caratterizzate da piacevolezza.
La
musica viene ascoltata mediante il senso uditivo, e può essere avvertita anche
dal proprio corpo fisico, cosicché la persona possa fare anche esperienza di
tenue vibrazioni percepite sulla superficie del suo corpo.
L’esposizione
al suono, alla musica, crea dei mutamenti che possono essere percepiti, sia a
livello conscio, sia a livello inconscio, ma la musica non ha bisogno del
consenso dell’ascoltatore per poterlo influenzare a livello fisico.
Ogni
ascoltatore non sceglie casualmente la sua musica, ma lo fa in relazione ad una sua esigenza
avvertita ma non necessariamente cosciente e mediata, e si pone in rapporto con
un oggetto sonoro che porta in sé lo stile e il modo di esprimersi di un
autore, in cui si riflettono le sue qualità umane e la sua personalità. Dunque,
non è detto che quando si sceglie di ascoltare un certo brano musicale si sia
completamente coscienti delle esigenze che portano a preferirlo rispetto ad
un altro.
Un
ulteriore effetto che la musica suscita nei confronti della persona è dovuto
particolarmente al potere di sviluppare stati d’animo e creare risposte
emotive, quest’ultime condizionate anche da diverse variabili, quali: ansia;
preoccupazioni; condizione fisica; qualità della giornata prima di approcciarsi
all’ascolto musicale; eccetera.
Infatti,
un particolare aspetto della musica è proprio la capacità di mettere in
contatto con se stessi, con la natura e con l’universo e a seconda della
propria disposizione interiore con cui ci si avvicina ad un genere musicale
piuttosto che un altro.
Lonsdale and North, in una ricerca del
2010 pubblicata su “British
Journal of Psychology” , cercano di individuare quali sono le funzioni psicologiche
universali della musica intervistando 300 giovani e chiedendo loro le ragioni principali per cui
amano ascoltare musica.
Le
risposte, in ordine di importanza, sono state:
1.Gestione del buon umore.
In cima
alla classifica c’è la gestione del buon umore. Questa è la ragione più
importante per cui la gente ascolta musica: rende una bella giornata ancora più
bella. Ci si diverte, ci si rilassa e dà alle nostre emozioni il tono adeguato.
2. Diversivo,
La
musica può alleviare la noia
del pendolarismo, o quella di una piovosa Domenica passata a
sbuffare. Insomma è qualcosa da fare quando non sappiamo che cosa fare.
3. Gestione del cattivo umore
Al terzo posto, ma quasi pari merito con il secondo, c’è la gestione
del cattivo umore. Quando siamo di cattivo umore, la musica ci dà una mano per
affrontare questo momento. Quando il nostro umore è basso, siamo spinti ad
ascoltare musica triste. In qualche modo è utile sapere che non siamo soli. Noi
usiamo la musica per alleviare la tensione, esprimere i nostri sentimenti e
fuggire la realtà della vita quotidiana.
La musica certamente sembra
aiutarci difronte ai problemi di cui la
vita ci carica.
4. La musica crea rapporti
interpersonali.
La quarta funzione più importante
della musica è la sua dimensione sociale. La musica è un punto di
conversazione. Noi ascoltiamo musica mentre siamo con altre persone e parliamo
di ciò che ascoltiamo con esse. È una connessione con gli altri che si crea “a
colpi di note musicali”.
5. Definisce l’identità
personale.
Al numero 5 si colloca l’identità
personale. Il tipo di musica che ci piace esprime qualcosa di noi stessi. Anche
generi molto vasti come il rock, la musica classica e il blues, abbozzano già
l’immagine di una persona. Scopriamo noi stessi attraverso la musica: impariamo
chi siamo e a cosa apparteniamo. Attraverso la musica possiamo costruire e
proiettare un’immagine di noi stessi.
6. La musica fa conoscere gli
altri e il mondo.
La
musica ci fa incontrare il resto del mondo, racconta le storie di altre persone
e luoghi e ci fa accedere alle nuove esperienze. La musica ci può insegnare
come gli altri pensano e ci manda continuamente dei messaggi da posti che
probabilmente non riusciremo mai a vedere.
.
Dunque, da come emerge anche dalle
risposte date all’interno di questa ricerca, si può notare il potere che la
musica possiede: comunicativo e sociale.
Comunicativo perché il linguaggio
musicale può far entrare in contatto con un ricordo e quindi rivivere nel qui
ed ora le emozioni passate e anche attuali; l’aspetto sociale che potrebbe
essere inteso, anche, come motivo/stimolo di interazione, scambio,
avvicinamento fra culture diverse che condividono però una stessa passione o
diversivo che è quello per la musica.