Roma, Via Madonna del Riposo. Tra le auto parcheggiate,
una si fa notare. Da molti mesi le manca un vetro: al suo posto c’è del
cellophane attaccato con lo scotch e, sul cellophane, un foglietto con la
scritta «Sti figli di…..». Senza
apostrofo e con cinque puntini.
Proviamo a metterci nei panni di ’sto proprietario.
Diciamo ’sto perché è facile che sia
uno solo, mentre lui, usando sti, è
certo che il colpevole non sia solo: che li abbia visti? Ignoriamo se abbia
sporto denuncia contro ignoti. Ma capiamo quanto sia stata forte la tentazione
di apostrofarli. Poi, all’improvviso, fine delle ostilità. Come se si fosse
pentito. Avrà pensato: «Se li apostrofo, non restituisco colpo su colpo ai
colpitori, lontani magari mille miglia. Colpisco soltanto il passante, come una
pallottola vagante. Meglio uno sparo a salve».
Così ha ritirato ogni apostrofo, senza rinunciare a
lasciare un messaggio. Peraltro senza indirizzo. Merita un applauso – anche
questo senza indirizzo – la decisione di trattenere l’ira, di bloccare il
giudizio, di non mettersi sullo stesso piano dei colpitori. Forse quel figli avrà ricordato pure a lui d’essere
figlio.
Mai come in questo caso sono da apprezzare i puntini di
sospensione.