05 Ott 2015

Shanghai tra crescita e contraddizioni: alla scoperta della “Perla d’Oriente”

Polo economico della Cina, è la città più popolosa al mondo con i suoi 25 milioni di abitanti. Il reportage dalla megalopoli, le sue storie e il fascino di un'Oriente che concilia tradizione e modernità

“Il fascino della Cina è paragonabile all’attrazione tra i sessi, il polo opposto dell’esperienza umana, l’indispensabile Altro che l’Occidente deve incontrare per prendere davvero coscienza del profilo e dei limiti del suo Io culturale”. Il pensiero di Symon Leys, scrittore, saggista e critico letterario belga, potrebbe essere sufficiente per raccontare un Paese di 1.401.586.000 persone, dall’altra parte di un mondo, il nostro, che inconsciamente consideriamo come l’unico possibile.

Shanghai, 11 mila chilometri di distanza ad est, è esattamente “l’Altro”, che Leys sostiene ogni occidentale dovrebbe scoprire e conoscere. Stiamo parlando della città più popolosa del mondo con i suoi 25 milioni di abitanti, un gradino sopra Karachi (Pakistan) e Pechino, la capitale cinese. Una megalopoli che concilia il fascino dell’estremo oriente e la modernità occidentale, con i suoi templi buddhisti, le tradizioni e i grattacieli che si innalzano fin sopra le nuvole, a 630 metri come la Shanghai Tower (2° più alto al mondo dopo il Burj Khalifa di Dubai) o il World Financial Center, polo di una economia che rende la Cina tra le superpotenze mondiali.

Lì, su quelle cime che si perdono tra le stelle, vive il cuore pulsante dello sviluppo cinese. L’attualità parla però del famigerato e discutissimo crollo della borsa, che dal 12 giugno scorso ha perso molto (calo del 30%, più di 3 mila miliardi di dollari) dopo la crescita del 150 per cento nei 12 mesi precedenti. Per dare un’idea di che cifre stiamo parlando: l’intero grande debito della Grecia è di circa 330 miliardi di dollari, circa un decimo. Un default che ha acceso un campanello dall’allarme in una organizzazione capillare che stava dando al popolo una crescita senza precedenti. Gli italiani presenti a Shanghai ci raccontano di un Paese in moto e in continua evoluzione: dalle costruzioni agli investimenti, passando per sogni e speranze, le similitudini con l’Italia del dopoguerra (con le dovute proporzioni) sono tante. La moneta lo yuan, vale 7 volte meno dell’Euro, 5 anni fa valeva 1/10. “Se vuoi lavorare e sai il cinese, qui puoi fare davvero tanti soldi”, ci racconta Andrea, che grazie al diploma in alberghiero ha aperto a Shanghai un ristorante di extralusso italo-cinese al 60° piano di un grattacielo. “Quanto ho investito? In Italia non ci avrei aperto neanche un bar”. Cifre diverse, Paese in via di sviluppo, che comunque sta cercando di adeguarsi ai ritmi e agli stili di vita dell’Occidente.

Con i nostri occhi abbiamo visto un Paese in cui è ancora possibile pronunciare la parola “crescita”, in cui l’occupazione è altissima e i servizi ottimi. D’altra parte però emergono con forza tante disuguaglianze e contraddizioni a cui necessariamente il mondo chiede una risposta. La limitazione di molte libertà personali e la pena di morte sono una spada di Damocle sopra la coscienza di una grande nazione ancora sotto il forte controllo centralizzato del Partito Comunista. I social network sono banditi, Facebook, Twitter, Youtube e tutto il sistema “Google” sono oscurati, limitando al massimo gli spazi di condivisione e la libera circolazione di idee da parte delle persone. C’è un modo per aggirarlo, ma è illegale. Chi raggiunge la Cina per lavoro e necessariamente deve usare mail e social adotta il sistema “Vpn”, un programma che istallato sul proprio pc lo localizza da un’altra parte del mondo. Questo rende impossibile “l’intercettazione” da parte del server cinese, che assume le sembianze di un Grande Fratello di Orwelliana memoria.

Tra gli enormi ed altissimi palazzi di Shanghai si sta formando la classe media, quella che dovrebbe fare da ponte tra i poveri e i più ricchi per un pieno e completo sviluppo. Di uomini in giacca, cravatta, 24 ore e Financial Times sotto braccio ne abbiamo visti molti, ma sono anche tante le bambine (2-3 anni) che chiedono elemosina agli angoli delle strade. Si accontentano anche di una Coca Cola iniziata. La povertà della Città Vecchia, a pochi passi dal bellissimo e tipico Giardino del Mandarino Yu, è rappresentata dalle baracche in stile Favelas, mentre il traffico, la confusione e l’inquinamento sono una costante e ogni giorno vissuto qui, ci raccontano, equivale a fumare 40 sigarette. Così come i rumori di una città che non dorme mai, che vive la prostituzione come una normale attività su cui poliziotti e forze dell’ordine chiudono entrambi gli occhi. Siamo nel Paese di Mao Tse-tung, ancora fiero su tutte banconote e monete. Siamo nella città del Bund, il tipico lungofiume su cui scorre il Huangpu, corso d’acqua di 97 km che bagna quella chiamata dagli europei “la Parigi d’Oriente” o se volete “La Perla d’Oriente”. Megalopoli dalle mille risorse e dalle altrettante contraddizioni, il cui nome deriva però dalle sillabe “Shang” e “Hai”, letteralmente “Verso il mare”, simbolo di una civiltà con lo sguardo proiettato ad Est. Verso il mare, dove al di là dell’Oceano c’è l’America e poi ancora, la storia dell’Occidente.

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