17 Nov 2018

Si moltiplicano le iniziative di solidarietà nei confronti di Padre Maccalli, rapito in Niger

Sono passati due mesi dal giorno del rapimento e non ci sono notizie né richieste di riscatto.

Il 17 settembre Padre Pier Luigi Maccalli è stato rapito da uomini armati nella sua missione in Niger. È ancora nelle mani dei suoi rapitori, e sono passati già due mesi. Nessun reclamo, nessuna richiesta di riscatto è stata fatta e le ricerche finora non hanno dato frutti.
Sta bene? È ancora in Niger? Dove si trova? Sono tante le domande che vengono in mente.
 
Ricordiamo che padre Maccalli è stato rapito a Bamoanga, un villaggio nella regione di Tillaberi, nel sud-ovest del Niger, purtroppo colpita da frequenti incursioni jihadiste. Una regione situata nell’area enclave di “Litpako Gourma” e che si trova a cavallo dei confini del Niger, Burkina Faso e Mali. Questa zona, conosciuta come “Tre Frontiere”, è ora diventata il “teatro di attacchi, uccisioni mirate e frequenti rapimenti” ed è “pronta a diventare un santuario per gruppi terroristici e criminali”, ha dichiarato, alla fine di ottobre, il generale Ahmed Mohamed, capo degli eserciti del Niger, in un incontro a Niamey G5-Sahel. Mohamed ha anche ricordato che dal 2017 questa regione è stata posta in stato di emergenza.
È in questa atmosfera che Padre Maccali da dieci anni si trovava, svolgendo la sua opera di evangelizzazione e di promozione umana. Aveva una cura particolare per i malati, specie per i bambini. Ha anche fatto arrivare una bambina a Roma per essere curata.
 
Padre Pier Luigi Maccalli è nato nel 1961, ed è stato ordinato prete nel 1985 . Missionario in Costa d’Avorio per la Società delle Missioni Africane (SMA) per alcuni anni è stato nella diocesi di Bondoukou. Poi a Genova ha svolto attività di animazione missionaria, prima di andare in Niger.
 
Varie iniziative disolidarietà e dimostrazioni per la sua liberazione sono stati organizzati sia in Niger che qui in Italia. In Niger, nella diocesi di Niamey, si dice una preghiera per la liberazione di Padre Luigi durante tutte le Messe.
La comunità musulmana non è rimasta estranea a tutto questo: ha aderito a questa catena di preghiera e ha anche lanciato un appello affinché i suoi rapitori, seguendo il vero insegnamento dell’Islam, cessino ogni violenza e rispettino i diritti di ogni persona.
Il Comitato Inter-religioso del Niger ha anche affissato dei manifesti in varie parti della città e in vari edifici pubblici e privati, per invitare tutti a unirsi a questa campagna di preghiera e di pressione sui rapitori.
 
In Italia, la casa generalista della Società delle Missioni Africane (SMA) a Roma organizza, ogni giovedi, un’adorazione per la sua liberazione. Sono state organizzate anche alcune veglie.
La comunità SMA di Feriole ha anche organizzato una veglia con marcia il sabato 17 novembre.
Nella stessa data (17 Novembre), il vescovo di Crema, Mons. Daniele Gianotti, ha presieduto una veglia, seguita di una marcia organizzata dal Centro Missionario di Crema.

È infatti l’intera chiesa che è unita a Padre Luigi chiedendo la grazia della sua liberazione.
Inoltre, dal momento del suo rapimento, tutti gli altri preti e suore di quella zona, sonostati riuniti a Niamey, la capitale, per ragioni di sicurezza. 

 
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