L’idea di Raffaele Sollecito nasce in carcere: l’impossibilità di andare a trovare la madre al cimitero, di poterle stare vicino anche da defunta, lo ha spinto a ricercare, una volta tornato in libertà, una forma alternativa di vicinanza per quelle persone che stanno affrontando la prigionia.
Il progetto si chiama “Memories” ed è un social network per commemorare i defunti che ha ricevuto un finanziamento pubblico dalla regione Puglia per una cifra pari a 66mila euro, nell’ambito di un bando regionale per giovani disoccupati under 35. “Memories” ha già una sede, a Giovinazzo (Bari), e nei piani di Sollecito c’è quello di essere operativi a inizio 2016: «Ho due stagisti del Politecnico di Bari per sviluppare il software. E assumerò due segretarie, anzi un maschio e una femmina».
L’idea, per quanto possa sembrare fuori dagli schemi, fornirebbe una risposta ad un comportamento sociale che si sta diffondendo nell’ultimo decennio, l’esigenza di pubblicare un pensiero, una foto, un video, alcuni ricordi personali sul profilo social di una persona cara, nel momento in cui viene a mancare, per tenere viva anche la sua “memoria virtuale”. Il silenzio reale, la mancanza oggettiva di chi abbiamo amato, diventa fortissima nella vita reale, ma si fa sentire anche sulla nostra vita virtuale, nel momento in cui vediamo che i profili Facebook sono vuoti, abbandonati da chi non esiste più.
In che modo percepiamo la nostra vita reale sui social media? E in che modo percepiamo il suo contrario, l’assenza di vita?
Pensare alla foto profilo ci sembrerà un problema serio, dinanzi alla scomparsa di una persona cara. Come vorremmo essere ricordati noi, sui nostri profili virtuali? Quale idea di noi vorremmo lasciare ai posteri attraverso la scelta della foto profilo, ad esempio? Quali post vorremmo che venissero riletti, quali eliminati?
Queste idee trovano una risposta scherzosa grazie alla webserie realizzata da Repubblica.it, in collaborazione con Timvision e Cattleya, “Non c’è problema”. Nell’ultimo episodio, “Paura della morte”, si parla proprio di questo tema, scherzandoci su: cosa succederebbe se affidassimo la gestione del nostro profilo post-mortem ad un’agenzia social specializzata? Le implicazioni sarebbero particolarmente ingegnose. A voi il giudizio: la nostra vita reale é davvero così connessa con quella virtuale?
per ulteriori informazioni: repubblica.it, ilfattoquotidiano.it , video.repubblica.it.