20 Mag 2015

Sono passati 100 anni, ma Australia e Nuova Zelanda non dimenticano

Ogni anno, nell'Anzac Day, si ricordano gli 11mila morti durante la prima guerra mondiale, in Turchia. Ma oggi un neozelandese può andare in quel paese senza visto e viceversa.

«Asciugate
le vostre lacrime, (…)

dopo aver perso le loro vite sulla nostra
terra

(i vostri figli) ora sono divenuti anche figli nostri.»

Coincidenze.
Il
25 Aprile 2015 è stato il centenario dell‘ANZAC Day, ovvero l’Australian
and New Zealand Army Corps Day
,
che rappresenta la commemorazione della più importante azione di
guerra delle forze congiunte di Australia e Nuova Zelanda durante la
Prima Guerra Mondiale.

Un’interessante coincidenza con il 25 Aprile
in Italia, che rappresenta invece la liberazione dal nazi-fascismo ad
opera delle forze anglo-americane, durante la Seconda Guerra Mondiale.
«A
celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25
aprile 1946 è dichiarato festa nazionale»,
recitava un decreto del Re d’Italia Umberto II su suggerimento del
Presidente della Repubblica Alcide De Gasperi. Una festa che è
giusto commemorare ogni anno.

Questa
stessa giornata ha anche un significato identitario in Australia e
Nuova Zelanda. Nel 1914, allo scoppio della guerra, l’Australia era
una nazione di soli 13 anni, e aderendo al Commonwealth si alleò con
la Gran Bretagna che aveva dichiarato guerra alla Germania, alleata a
sua volta dell’Impero Ottomano. L’obiettivo era impossessarsi di
Costantinopoli, oggi Istanbul. I corpi armati facevano
parte della spedizione che si proponeva di acquisire la penisola di
Gallipoli, al fine di aprire i Dardanelli alle marine militari
alleate. Sbarcati a Gallipoli all’alba, incontrarono una durissima
resistenza da parte dei
difensori turchi; l’azione-lampo si trasformò in un combattimento
durato 8 mesi, con più di 11.000 soldati australiani e neozelandesi
uccisi.

Papaveri
rossi.
I
soldati che combatterono 100 anni fa sono ricordati come
Anzacs
e a tutt’oggi questo nome è sinonimo di orgoglio nazionale.
L’impatto
di questa Campagna sugli australiani e sui neozelandesi è ancora
oggi molto sentito. Il sacrificio dei combattenti ha infatti dato
vita all’identità nazionale, attraverso l'”Anzac
legend”.
Veglie all’alba, marce, cerimonie commemorative fanno oggi parte
della cultura nazionale di entrambi i paesi, e la giornata di
commemorazione è stata estesa anche ai soldati sacrificati durante
la Seconda Guerra Mondiale.

 Lo stand-in
dell’alba in gergo militare sta a significare il brusco risveglio dei
soldati che vanno a combattere. Il tramonto è altrettanto
tristemente favorevole alla battaglia e diventa stand-to.
Entrambi i momenti della giornata, alba e tramonto, sono accomunati
da un colore, il rosso, che ricorda anche il sangue versato. Il
simbolo di questa commemorazione è un papavero rosso.

La
speranza è che nel tempo non si dimentichino mai queste giornate di
memoria, e che le nuove generazioni abbiano sempre l’opportunità di
una “reveille”
o chiamata
simbolica,
la chiamata del trombettiere a svegliarsi per andare in battaglia.
Toccante il film di Peter Weir “Gallipoli” (in italiano “Gli
anni spezzati”), dedicato a questo evento storico.

Le
parole dell’inno nazionale neozelandese
ben
hanno compreso il significato della guerra e delle sue conseguenze:
«..Guard
Pacific’s triple star, From the shafts of strife and war
,
(…)Men
of ev’ry cree and race, Gather here before Thy face, From
dissension, envy, hate, And corruption guard our State, Make our
country good and great, (…)Peace, not war, shall be our boast. But,
should foes assail our coast, Make us then a mighty host, God defend
our free land, (…) Lord of battles, in Thy might, Put our enemies
to flight, Let our cause be just and right, (…) From dishonour and
from shame, Guard our country’s spotless name, Crown her with
immortal fame, God defend New Zealand»
(trad.
«Stella tripla di Guardia del Pacifico, dai pozzi di lotte e
guerre, (…) Gli uomini di ogni tribù e razza, si riuniscono qui
davanti a te; Da dissenso, invidia e odio, e dalla corruzione
custodisci il nostro Stato, rendi il nostro paese buono e grande,
(…) La pace, non la guerra, sarà il nostro vanto. Ma, se dovessero
i nemici assalire le nostre coste, dacci un potente esercito; Dio,
difendiamo la nostra terra libera, (…) Signore delle battaglie,
grazie alla tua potenza, metti i nostri nemici in fuga; Che la nostra
causa sia giusta e retta, (…) da disonore e dalla vergogna, difendi
il nome senza macchia del nostro paese, corona la nostra terra con
fama immortale; Dio, difendi la Nuova Zelanda»).

Ogni
paese ha le sue celebrazioni, i vari
Ancestors Day
o
Remembrance Day.

Ma questa giornata di ricordo è interessante in particolare per la
stretta correlazione che unisce le identità nazionali di paesi agli
antipodi, Australia, Nuova Zelanda e Turchia: un cittadino
neozeladese può andare in Turchia senza il visto e viceversa, tanto
la storia ha insegnato l’importanza dell’allearsi piuttosto che del
combattersi.

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