Sport & Doping: la controversa squalifica di Sinner

Il tennista italiano Jannik Sinner, attuale numero uno delle classifiche mondiali, è stato sospeso tre mesi per doping involontario. La squalifica, frutto di un patteggiamento, se da un lato è parsa una scelta ragionata per evitare un lungo processo, dall'altro gli ha creato un notevole danno d’immagine

Mentre l’Italia si preparava alla serata finale del 75° Festival di Sanremo, il mondo del tennis è stato scosso da una notizia inattesa. Jannik Sinner, attuale numero uno al mondo, ha patteggiato con l’Agenzia Mondiale Antidoping (Wada) una sospensione di tre mesi a seguito della doppia positività al Clostebol riscontrata lo scorso marzo.

L’annuncio della sospensione: un colpo

La notizia ha colpito profondamente gli appassionati, poiché riguarda il tennista italiano più vincente di tutti i tempi. A soli 23 anni, Sinner ha conquistato più titoli di qualsiasi altro connazionale e rimane l’unico italiano ad aver raggiunto la vetta della classifica dei tennisti professionisti, cioè la prima posizione nel ranking Atp. Questo atleta, grazie ai suoi ripetuti successi, ha fatto avvicinare moltissimi italiani al tennis, portando il movimento italiano ad una popolarità senza precedenti. Un’eco che ricorda molto quelli generati da campioni come Alberto Tomba o Valentino Rossi, che fecero appassionare tantissime persone rispettivamente allo sci e al motociclismo.

L’impatto della squalifica: una macchia indelebile

Comunemente il doping viene inteso come una forma di imbroglio e di miglioramento illecito delle prestazioni. Per questa ragione una sospensione per doping rappresenta sempre una macchia nella carriera di un atleta, il quale vede la sua immagine danneggiata e la sua integrità compromessa dai continui sospetti.

Tuttavia, per Sinner, questa sospensione rappresenterebbe contemporaneamente anche un’occasione per liberarsi di un peso psicologico che lo tormentava da quasi un anno. Con il patteggiamento, l’altoatesino chiude definitivamente il capitolo Clostebol e può concentrarsi sul futuro senza alcun timore di una nuova sanzione per doping.

L’intricata vicenda Clostebol in sintesi

Il 20 agosto 2024 è emersa a tutto il mondo la notizia della positività di Jannik Sinner al Clostebol, un agente anabolizzante presente in alcuni spray cicatrizzanti. Il tennista aveva assunto involontariamente la sostanza durante il torneo di Indian Wells nel marzo dello stesso anno. Il caso era rimasto segreto per mesi, ma quando è stato reso pubblico ha scatenato numerose polemiche, obbligando Sinner a licenziare due membri del suo team: il preparatore atletico e il fisioterapista, ritenuti responsabili della disattenzione.

Secondo le ricostruzioni, un fisioterapista aveva curato Sinner utilizzando il Trofodermin, uno spray contenente Clostebol, il tutto per medicare un insignificante taglio al mignolo della mano sinistra. L’Atp (associazione tennisti professionisti) aveva evitato di sanzionare il tennista, riconoscendo l’assenza di dolo o negligenza. Tuttavia, nell’ottobre 2024, la Wada si è appellata contro questa decisione contestandola, e ha richiesto una squalifica tra uno e due anni.

A gennaio 2025, è stata fissata l’udienza di inizio del processo per il 16-17 aprile, ma il 15 febbraio è arrivata la svolta: la WADA ha riconosciuto l’innocenza di Sinner, ma ha comunque imposto una squalifica di tre mesi per la negligenza del suo staff. La decisione ha suscitato molte discussioni, poiché un atleta ormai è ritenuto responsabile anche delle azioni (anche le più inconsapevoli) del proprio entourage.

Sulle motivazioni della sentenza, la Wada ha cercato di fare chiarezza attraverso il portavoce James Fitzgerald, che in un’intervista esclusiva a La Stampa ha sottolineato l’unicità di questo caso e la limitata gravità della violazione, ritenendo che una sanzione di un anno sarebbe stata eccessivamente severa. Un altro portavoce, Ross Wenzel, si è espresso sul caso affermando come la Wada abbia esaminato a posteriori ogni singolo campione dell’atleta nei 12 mesi precedenti alle due positività del marzo 2024, per vedere se ci fosse stata la presenza di questa sostanza o di qualsiasi altro agente dopante in uno qualsiasi di quei campioni. E la risposta è stata negativa.

Vantaggi e svantaggi della squalifica

Paradossalmente, questa sospensione potrebbe avere risvolti positivi per Sinner. Lo stesso tennista ha dichiarato che la vicenda lo tormentava da quasi un anno e che un eventuale processo avrebbe potuto prolungarsi fino alla fine del 2025, logorandolo psicologicamente.

La squalifica, che durerà fino al 4 maggio, costringerà Sinner a saltare Indian Wells, Miami, Monte Carlo e Madrid (quattro tornei Masters 1000, ovvero competizioni che concedono mille punti al vincitore), ma gli consentirà di tornare giusto in tempo per gli Internazionali d’Italia, in programma dal 7 maggio, nei quali giocherà in casa. Anche se perderà 1600 punti in classifica, difficilmente perderà la prima posizione nel ranking Atp.

Inoltre, la pausa forzata cade in un periodo meno impegnativo della stagione, permettendogli di recuperare energie in vista di due dei quattro Grandi Slam (ovvero i tornei più prestigiosi) che si svolgono in estate, cioè Roland Garros e Wimbledon. Evitando un lungo processo sportivo, Sinner scongiura il rischio di una sospensione più lunga, che avrebbe compromesso maggiormente la sua carriera.

Nonostante gli aspetti positivi, la squalifica rimarrà un’ombra sulla carriera di Sinner. Tutti i suoi successi saranno inevitabilmente accompagnati dal sospetto e dalla diffidenza di alcuni che vedranno in lui un atleta macchiato da un caso di doping, per quanto involontario.

Un altro elemento negativo è la perdita di ritmo agonistico. Sinner si trova nel miglior momento della sua carriera e la sospensione potrebbe interrompere il suo slancio. Inoltre, i suoi principali avversari – Alcaraz, Zverev e Djokovic – potranno approfittare della sua assenza per accorciare le distanze in classifica.

Le reazioni dal mondo del tennis

La vicenda che ha coinvolto il numero uno al mondo ha generato reazioni contrastanti tra colleghi ed ex tennisti, dividendo il movimento tra chi auspicava una sanzione più severa e chi, pur difendendo Sinner, ha evidenziato l’incoerenza di un sistema che riserva trattamenti differenziati agli atleti.

Tra i colleghi più critici vi è l’australiano Nick Kyrgios che ha attaccato duramente la decisione della Wada, citando altri casi di tennisti che hanno ricevuto squalifiche più lunghe per situazioni simili. Sul suo profilo di X ha definito la sentenza un’ingiustizia, accusando il sistema di favoritismi.

Il serbo Novak Djokovic, tennista più vincente in attività, si è pronunciato a favore dell’innocenza dell’italiano, ribadendo però la disparità di trattamento tra i top player e i giocatori di livello inferiore che, non potendosi permettere i migliori avvocati, sono andati incontro a squalifiche molto più severe. L’ex tennista italiano Adriano Panatta (vincitore del Roland Garros del 1976) ha condiviso in pieno la scelta di patteggiare di Sinner, la meno dannosa per la sua carriera, evidenziando allo stesso tempo le falle di un sistema sportivo che impedisce a tutti di avere le stesse possibilità giuridico-economiche nel poter dimostrare la propria innocenza.

Per i casi futuri: occorre più chiarezza e trasparenza

In conclusione, la squalifica di Jannik Sinner è ritenuta una vicenda complessa, che lascia più interrogativi che certezze. Da un lato, la sentenza riconosce la sua innocenza, dall’altro impone comunque una sanzione che crea un pericoloso precedente: ogni atleta potrebbe essere ritenuto responsabile per errori del proprio staff, anche involontari.

Sebbene la WADA abbia chiarito che Sinner non ha tratto alcun vantaggio dall’uso del Clostebol, il tennista ne esce con un danno contenuto e dovrà convivere con il peso di questa vicenda per il resto della sua carriera. Nulla potrà cancellare i mesi di tensione e le critiche subite, né eliminare il dubbio che alcuni continueranno ad avere sulla sua integrità sportiva.

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