Rieti. La studentessa Valentina Bravo, che frequenta la facoltà di Professioni sanitarie presso la Sabina Universitas, ci parlerà del suo disagio personale che ha portato il suo corso a protestare .
Lei ha intrapreso, ormai da quasi tre anni, un percorso di studi interessante e impegnativo, mettendosi a disposizione di giovani e anziani con problematiche di qualsiasi tipo; cosa l’ha spinta ad intraprendere questo percorso di studi ?
«Sin da piccola ho avuto una passione “astratta”, per l’ambito sanitario, nata dal fatto che mi appassionassero molto film e programmi televisivi in cui si praticava questa professione. Con il passare degli anni ho continuato a coltivare quest’ultima, fino al momento in cui mi sono ritrovata a dover scegliere quale percorso di studi intraprendere tra quello infermieristico e quello medico. La spinta a proseguire questo attuale percorso di studio è scaturita dal fatto che secondo me l’infermiere, a differenza del medico, ha la possibilità e la fortuna di avere un contatto diretto con il paziente assistendolo 24 h su 24 nei suoi momenti di caduta , di felicità e a quella che si spera possa essere la sua ripresa».
Durante la pandemia la didattica a distanza è una modalità di insegnamento sperimentata e utilizzata dai docenti universitari e non solo; può parlarci delle disposizioni adottate dalla sua università e gli eventuali vantaggi e svantaggi di quest’ultima?
«La mia università, come molte altre, ha adottato un nuovo medium comunicativo, quello della didattica a distanza cercando di aver per quanto possibile un contatto diretto, anche se in minima parte, con i suoi studenti -tirocinanti. All’inizio soprattutto per i docenti , non è stato affatto facile gestire il tutto, essendo nati in un’epoca in cui la digitalizzazione era qualcosa lontano da loro. E proprio per questo motivo , hanno intrapreso lo svolgimento delle lezioni, semplicemente caricando delle registrazioni audio sovrapposte a slides concettuali, causando delle lacune ai ragazzi . Mentre , alcuni docenti trovandosi impreparati, hanno preferito annullare le lezioni e gli esami previsti per i loro corsi. Questa situazione di caos, che si era venuta a verificare inizialmente, si è risolta nell’arco di poco tempo in cui gli stessi docenti e studenti sono riusciti ad adattarsi a questo nuovo mezzo di comunicazione , nonostante le eventuali difficoltà verificatesi. Personalmente, non ho riscontrato difficoltà a riguardo, però penso che uno degli svantaggi che provoca la DaD in sé per sé è lo stare dinanzi ad uno schermo che non ti coinvolge e non ti permette di seguire a pieno le lezioni, privandoci di avere un confronto diretto con il docente e di conseguenza rendendo il tutto più noioso e monotono. Purtroppo, ritrovandoci in questa situazione, anche lo svolgimento dei tirocini è online, risultando poco efficiente».
Le viene consentito di tornare ad operare presso le strutture ospedaliere con le dovute precauzioni?
«No, attualmente non abbiamo la possibilità di esercitare la nostra professione’ dal momento che la direzione sanitaria non si assume la responsabilità di farci entrare nei reparti ospedalieri a causa dell’affollamento di casi Covid presenti, e allo stesso tempo non ci tutelano con la somministrazione del vaccino. La mancata vaccinazione è dovuta principalmente dal fatto che il nostro corso è composto per lo più da studenti fuori sede ai quali, in questo momento, la regione Lazio non può somministrare il vaccino, in quanto non residenti».
Di conseguenza, il fatto di dover professare il vostro mestiere da uno schermo, senza fare pratica, sta contribuendo ad una riduzione di competenze nell’ambito in cui operare?
«Sì, come detto precedentemente, un altro degli svantaggi che provoca in sé la situazione di emergenza è il fatto di dover svolgere in questo ultimo anno di studi , il tirocinio online; purtroppo essendo una professione sanitaria richiede, oltre allo studio, anche una quantità di ore di pratica, per poter acquisire una determinata manualità nello svolgimento di protocolli e procedure infermieristiche che attualmente non possediamo».
Questo è uno dei motivi per il quale state protestando?
«Sì, personalmente, insieme ai miei colleghi, stiamo pesando ad un eventuale atto di protesta nei confronti della direzione della nostra università ,abbiamo il diritto di professare il nostro mestiere essendo consapevoli degli eventuali rischi che si potrebbero correre. Inoltre, ciò che ha causato in noi questa voglia di manifestare è proprio la consapevolezza di non riuscire a laurearci, poiché il monte ore di tirocinio previste per questo ultimo anno uscente, che sarebbe di circa 600 ore sembra impossibile da completare».
Quale metodo avete adottato per protestare ?
«Il metodo che si è deciso di adottare per un eventuale atto di protesta è stato quello di contattare tramite e-mail il Rettore rispettivo della nostra università e quello della Sapienza di Roma, in quanto appartenenti all’ateneo stesso. Purtroppo le disposizioni adottate non sono state efficienti poiché non abbiamo ottenuto alcuna risposta a riguardo, cosa che ha spinto tutti gli studenti di infermieristica a recarsi dinanzi all’ASL di Rieti , pretendendo risposte da parte della direzione sanitaria ».
Siete riusciti ad ottenere buoni risultati ?
«Grazie a questo atto sembra che qualcosa si stia movendo per la direzione giusta, garantendoci il diritto di un ritorno in ospedale con tutte le dovute precauzioni e la somministrazione del vaccino».
Pensate che questo atto di protesta possa evolversi in futuro ?
«Attualmente, non le posso garantire che questo atto di protesta possa interrompersi o proseguire in futuro, poiché tutto questo dipenderà proprio dalla disponibilità della direzione sanitaria e dal Rettore della nostra università; ma personalmente spero che a breve si possa ricominciare in presenza e che riusciremo a completare le ore previste per una futura laurea».