The Genius, «ironici e surreali, così i conigli hanno conquistato la radio»

Vent'anni fa nasceva "Il Ruggito del Coniglio", oggi tra le trasmissioni radiofoniche più ascoltate in Italia, su Rai Radio Due con le voci di Antonello Dose e Marco Presta. L'intervista al regista Paolo Restuccia, il "Genius" del programma

Quanti conigli possono dire di essere entrati nella storia? Non molti, ma sicuramente quelli che ruggiscono sì. E’ la bellissima favola di uno dei programmi più riusciti della radio italiana: Il Ruggito del Coniglio trasmissione di punta di Rai Radio Due, in onda ogni mattina dalle 7.50 alle 10.00 da vent’anni esatti. Un grande traguardo per i conduttori Antonello Dose e Marco Presta, abili ad interpretare con ironia le principali notizie del giorno, facendole commentare agli ascoltatori che chiamano in diretta. Il tutto sotto l’occhio vigile e paterno del regista, Paolo Restuccia, antropologo, traduttore, scrittore e docente all’Università Pontificia Salesiana di Roma. “The Genius” ha commentato a Y4Y le 20 candeline del “Ruggito”, raccontando storia e aneddoti della trasmissione.

Partiamo dagli inizi. Perché “Il Ruggito del Coniglio”? E perché proprio il coniglio?
«L’idea fu quella di fare un gioco di parole divertente, il classico gioco dei contrari. Il leone ruggisce, il coniglio se ne sta lì, timido al suo posto. Poi però gli ascoltatori l’hanno preso quasi come uno slogan, con la possibilità di parlare e raccontarsi e quindi di “ruggire”. Questo gioco è entrato nella mentalità di chi ascolta e tutto il resto viene da sé».

Ci spiega il soprannome che le viene affibbiato “The Genius”?
«E’ opera dei conduttori Dose e Presta e spero sia un po’ ironico. Questo Genius lo vedo come una specie di personaggio dei fumetti o dei cartoni, un po’ come in Aladin: qualcosa la fa bene e qualcosa male, ma sempre pronto ad aiutare e a far sì che la barca non perda la rotta. Questo è il principale lavoro che svolgo: mantenere la barra dritta nella navigazione»
 
Il regista. Sofferenze maggiori e soddisfazioni più belle?
«Sofferenze pochissime direi, le maggiori sono dovute all’esterno: il rapporto con la burocrazia, con la tecnologia, con l’arretratezza talvolta dei mezzi che rallenta le idee. Ma il programma va sempre bene, mi diverte e cresciamo ogni giorno di più. Poi qualcosa di simile alla felicità arriva dal pubblico: un grande affetto, del quale spesso mi stupisco. E’ la magia della radio e di una trasmissione come questa. Siamo attivissimi sui social e abbiamo creato una vera comunità: quella dei conigli, dei veri psicopatici (ride ndr)»

 L’ironia è un aspetto fondamentale del programma. Il grande successo viene da lì?
«L’ironia è una merce rara. Esiste l’umorismo, la comicità ma sono, se mi permettete, “più rozze”. L’ironia è il massimo della raffinatezza, perché ti permette di non essere volgare, comune e banale. Un uomo che cade su una buccia di banana ti può far ridere, ma la cosa di per sé non è ironica. L’ironia nasce quando tu riesci ad aggiungere l’intelligenza agli avvenimenti. E non dimentichiamo che il Ruggito del Coniglio fa ironia (e quindi satira) su due livelli: la politica e la vita quotidiana. E c’è un’autoironia anche sui conigli stessi, che sono pelati e non bellissimi. Oggi tutto questo manca perché la nostra è una società formata da gruppi molto permalosi: tutti disposti a fare umorismo sugli altri, ma difficilmente accettano l’ironia»

La notizia del giorno commentata dalle esperienze surreali dei radio ascoltatori. C’è bisogno di assurdo nella vita delle persone?
«C’è bisogno del surreale, di qualcosa che va al di là della quotidianità. Siamo un po’ come il teatro dell’assurdo: spesso e volentieri nella vita delle persone accadono cose fantastiche, che uno racconta per anni e anni. La trasmissione raccoglie tutti quei “Sapessi che mi è successo” e li fa diventare spettacolo»

Immaginiamo il Ruggito del Coniglio come una torta. Qual è l’Ingrediente per farla venire buona?
«L’ingrediente che non deve mai mancare è la volontà di fare ogni volta una ricetta uguale alla tradizionale, ma con qualcosa di buono in più. L’ascoltatore dovrebbe avere la sensazione di mangiare sempre la stessa torta, ma al tempo stesso di trovarla ogni volta un po’ diversa. E poi l’intelligenza, l’ironia, la capacità di guardare la realtà con occhi inconsueti: un punto di vista diverso rispetto alla stragrande maggioranza delle letture del mondo. Anche le canzoni, le parodie, nascono dalla vita quotidiana delle persone. Il pubblico è la fonte di ispirazione per le nostre idee»

C’è ancora un obiettivo futuro per il ruggito?
«Forse la conquista del mondo (ride ndr). Direi il non accontentarsi: vivere e non vivacchiare. Ed essere sempre all’altezza delle aspettative dei giovani radioascoltatori»

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