Tutela del Pianeta: ultima chiamata?

Ridurre le emissioni è un processo lento; nell'Accordo di Parigi i paesi hanno concordato di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi; eppure ci sono accordi per bloccare il documento finale della Cop 24 in corso in Polonia

Domenica 2 dicembre è iniziato il COP 24, il vertice delle Nazioni Unite durante il quale, in due settimane cruciali per il futuro del pianeta, si affrontano, collettivamente e con urgenza, il problema del riscaldamento globale.

Le temperature continuano a salire; le azioni decisive richieste sono in ritardo, e le opportunità sembrano essere finite. Sono migliaia i leader mondiali, esperti e attivisti che a Katowice, in Polonia, elaboreranno un piano per rispettare gli impegni concordati a Parigi nel 2015. Ma resta ancora una domanda: l’accordo di Parigi sarà applicato?

COP 24, Protocollo di Kyoto, Accordo di Parigi … Cosa sono?

«L’Onu nel 1992 ha organizzato a Rio de Janeiro–Brasile un vertice chiamato: “Vertice della Terra”, in cui fu adottata la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici. In quel trattato, i paesi hanno concordato di “stabilizzare le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera” per impedire che l’attività umana interferisca con il clima», si legge dal sito di news delle Nazioni UNite.

Questa Convenzione è stata firmata da 197 paesi. Ogni anno, da quando la convenzione è entrata in vigore, si tiene una “Conferenza delle parti” (Cop – Conference of the Parties) per discutere su come andare avanti. Finora ci sono state 23 COP e quest’anno è la COP 24. Questa Convenzione quadro non ha previsto la limitazione delle emissioni di gas a effetto serra e non ha istituito un meccanismo per applicarla. «Stiamo chiudendo la settimana dei negoziati tecnici», ha parlato Michał Kurtyka, presidente della Cop 24 in conferenza stampa sabato 8 dicembre.

Possiamo ricordare che il “Protocollo di Kyoto” ha definito i limiti delle emissioni che i paesi sviluppati dovevano conseguire entro il 2012. Ma nell’Accordo di Parigi, che è stato adottato nel 2015, tutti i paesi del mondo hanno concordato di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, rispetto ai livelli preindustriali e migliorare i finanziamenti per raggiungerlo.

Ma conferenze e vertici raggiungo dei risultati?

Il progresso è molto lento, molto di più di quello che la situazione consente. Un processo così tanto difficile quanto ambizioso, che è riuscito a unire paesi che hanno circostanze molto diverse. Ci sono dei risultati, sì, però sembra ancora troppo impegnativo capire che agire contro i cambiamenti climatici ha un impatto reale e positivo, e che può aiutarci ad evitare peggiori conseguenze.

Al di là dei risultati più importanti, come i 57 paesi che sono riusciti a ridurre le loro emissioni di gas serra ai livelli richiesti per controllare il riscaldamento globale; oppure ricordiamo che nel 2015, 18 paesi ricchi si sono impegnati a donare 100.000 milioni di dollari all’anno affinché i paesi in via di sviluppo possano agire nella lotta contro il cambiamento climatico. Le iniziative sono apprezzabili, ma si aspetta un vero compromesso dai 184 stati parti con l’accordo di Parigi, e che hanno fissato l’entrata in vigore a novembre 2016. Si tratta, sopratutto, di limitare l’aumento globale delle temperature al di sotto dei 2 °C, per cercare di fare in modo che, nei fatti, l’aumento non superi 1,5. La strategia è creare piani climatici nazionali entro il 2020, compresi gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Solo Costa Rica e Perù sono riusciti a farlo finora. Non ancora l’Europa, né altri Paesi che hanno una potente industria, con le frabbriche principali responsabili dell’innalzamento.

Uno di questi paesi, ad esempio, gli Stati Uniti, che a luglio 2017 ha annunciato di ritirarsi da quest’accordo, sta aspetando il novembre 2020 per ritirarsi in maniera ufficale e “legale” dal patto. Ma nel contesto delle proteste in Parigi, la settimana scorsa, Donald Trump ha avvertito che «potrebbe essere il momento di porre fine a questo ridicolo e tremendamente costoso accordo di Parigi e restituire il denaro alle persone abbassando le tasse», ha scritto sul Twitter il 8 dicembre.

Gli esperti, che cosa pensano dell’importanza del limite di 1.5 °C?

Uno studio del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici, raccomanda di mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 °C rispetto ai livelli pre-industriali. Questo ci aiuterà a prevenire danni devastanti al pianeta e ai suoi abitanti, inclusa la perdita irreversibile di habitat di animali nell’Artico come nell’Antartico, per esempio.

«L’Onu stima che, se aumentassimo la temperatura a 1,5 °C anziché a 2 °C, sono 420 milioni di persone che soffrirebbero in meno gli effetti di questo fenomeno», si legge dal sito di news dell’Onu.

Perché Cop 24 è così importante?

Questo anno 2018 i firmatari dell’Accordo di Parigi hanno deciso di creare un programma di lavoro con cui raggiungere più celermente e in modo più efficace gli impegni. E’ essenziale, però, che i paesi si fidino l’uno dell’altro per riuscire insieme nel proposito.

Gli esperti presenti a Katowice vedono quest’incontro come una grande oportunità per intensificare l’azione climatica a tutti i livelli della società.

Continua ancora la lotta contra il carbone e il petrolio

Dobbiamo ricordare che è la terza volta che si svolge la COP in Polonia, la prima è stata a Poznan (COP 14 nel 2008), la seconda a Varsavia (COP 19 nel 2013) proprio nel Paese che ha città totalmente legate all’estrazione del carbone, principale contributore dei cambiamenti climatici. A Katowice, ad esempio, il carbone è visibile nell’atmosfera anche a distanza dai centri abitanti dei centri vicini.

Questo ultimo fine settimana, gli Stati Uniti, la Russia, l’Arabia Saudita e il Kuwait, tutti Paesi esportatori di petrolio, hanno siglato un’alleanza per abbattere il sostegno al documento che ha abbreviato le scadenze per l’adozione di azioni reali e drastiche di fronte ai cambiamenti climatici.

Ci sono, però, anche segnali positivi

Patricia Espinosa, segretaria esecutiva dell’UNFCCC, in una conferenza stampa ha riconosciuto che la COP24 sta offrendo molti segnali positivi: «Abbiamo assistito all’inizio del processo di integrazione delle risorse del Fondo verde per il clima. È inoltre molto positivo che qui, al COP24, tutte le banche di sviluppo abbiano annunciato che adegueranno i loro investimenti agli obiettivi dell’accordo di Parigi»

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