Un triste “primato”: nella Ue, l’Italia ultima in informazione libera

Il 3 maggio è stata la 28esima giornata mondiale della libertà di stampa e oltre a osservare il 41° posto mondiale dell'Italia, ultimo in Europa, nella classifica per la libertà di informazione, non sfugge il numero di giornalisti minacciati o uccisi in UE

Foto: Andrea Santoni

«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure». Questo è quanto definisce l’articolo 21 della Costituzione italiana; un monito intriso di valori democratici e attenzione ai principi di uguaglianza. Tuttavia l’effettiva realizzazione di tali principi non sembra essere curata sino in fondo.

Libertà di informazione: la situazione è critica

L’Italia si trova, infatti, al 41°posto nella classifica mondiale generale sulla libertà di informazione, ed è ultima in Europa, con circa 20 giornalisti sotto scorta. Abbiamo celebrato la Giornata internazionale sulla libertà di stampa – 3 maggio –, istituita nel 1993 dall’assemblea generale delle Nazioni Unite, con questi dati negativi.

Secondo l’ultimo rapporto di Reporter senza frontiere, in oltre 130 Paesi nel mondo l’esercizio dell’attività di giornalista, in lotta contro la disinformazione,  è “totalmente o parzialmente bloccata”.

Il presidente della Camera, Roberto Fico, è stato impegnato, in occasione della manifestazione organizzata a Trento, alla vigilia della Giornata internazionale della libertà stampa, nell’analisi del dossier sui giornalisti intercettati dalla Procura di Trapani, che già nel 2016 aveva intercettato conversazioni di alcuni giornalisti, al momento se ne contano otto, (qui i nomi e le testate di riferimento),  nonostante nessuno di loro fosse indagato, trascrivendole nell’ambito di un’indagine sulle ONG (Organizzazioni non Governative), Save the Children e Medici Senza Frontiere, accusate di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Fico è anche attento alla questione dei cronisti minacciati dalle cosiddette “querele bavaglio” – ossia le cause avviate in sede civile nei riguardi di testate o giornalisti come una sorta di “deterrente” per frenare le inchieste scomode – e sull’equo compenso dei giornalisti. 
Proprio sulla questione dell’equo compenso è intervenuto il presidente della Federazione nazionale della stampa Beppe Giulietti: «è a dir poco impossibile che ci siano giornalisti che guadagnano cinque euro» – si intende a pezzo giornalistico- (n.d.r.) «lavorando in contesti di pericolo e precarietà», queste le sue parole, in una manifestazione organizzata con comune, Assostampa del Trentino Alto Adige e del Veneto, Articolo 21 e associazione Supolka. Fonti Ansa. Il Post.it.

L’Italia recupera rispetto agli scorsi Report

Al primo posto del World Press Freedom Index, classifica speciale annuale stilata da Reporter Without Borders, troviamo la Norvegia, con un podio tutto riservato ai Paesi del Nord Europa, visto che al secondo c’è la Finlandia e al terzo la Danimarca. Se poi si osserva che al quarto e quinto posto ci sono rispettivamente Svezia e Olanda, le riflessioni aumentano sull’ottima condizione che godono i Paesi settentrionali europei.
Davanti all’Italia ci sono la Germania (11° posto), il Belgio (12°), la Spagna (29°), la Francia (34°) e il Regno Unito (35°).
Un dato incoraggiante per il nostro paese? L’Italia è migliorata rispetto al report 2019 e 2018, quando era stata indicata al 43° e al 46° posto. Un dato che invece fa pensare e preoccupare è che davanti alla penisola vi sono molti Paesi provenienti da zone del mondo economicamente più in difficoltà: dalla Jamaica fino alla Namibia, passando per Costa Rica, Ghana e Burkina Faso. Fonti Money.it e AgenSir.it.

Giornalisti sotto attacco: cresce la tensione nella Ue

L’Italia avrà le sue problematiche e una condizione ancora deficitaria per quanto riguarda la libera informazione e la tutela dei giornalisti, tuttavia anche gli altri Paesi della stessa Unione Europea non navigano in acque serene. «L’Europa continua ad essere il continente più favorevole per la libertà di informazione, ma la violenza contro i giornalisti è cresciuta», affermano a Reporter senza frontiere.

Sotto l’occhio del ciclone, durante la 28esima Giornata mondiale della libertà di stampa, l’Ungheria e altri Paesi dell’Europa centrale. Sempre secondo Rsf, «in oltre 130 Paesi nel mondo il giornalismo, “vaccino principale” contro la disinformazione, è totalmente o parzialmente bloccato». L’”impunità” è stata definita “flagrante” in Slovacchia, subito dopo l’omicidio del reporter Jan Kuciak, mentre in altri Paesi i processi sugli omicidi di giornalisti procedono a rilento, o vengono direttamente abbandonati nel dimenticatoio.

«L’indipendenza dei media è cresciuta in questi ultimi dieci anni grazie alla diffusione delle piattaforme informatiche», afferma la giornalista ungherese Veronica Munk. Ma «Orban, di fatto, in Ungheria controlla di tutti i media statali. E questo favorito anche dal fatto che la Commissione Europea non ha ancora dato regole per tutelare la libertà dei media», sostiene  la direttrice del quotidiano on-line Telex.hu, durante un webminar organizzato dal Parlamento europeo. 

Sempre sul fronte sicurezza dei giornalisti, la situazione in Bulgaria è critica, soprattutto per chi fa giornalismo d’inchiesta, come ha testimoniato Nikolay Staykov, tra i fondatori dell’“Anticorruption Fund”. Mentre stava per pubblicare un’inchiesta sulla corruzione all’interno di alti funzionari dello Stato, ha subito la vandalizzazione della casa con il lancio di uova, oltre che vere minacce telefoniche. Stesso destino che accomuna tanti altri colleghi italiani, costretti a vivere una vita in costante allerta, per aver toccato temi scomodi come mafia e altre attività criminali. Fonte Avvenire.it.

 

 

Le parole del presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, sulla giornata del 3 maggio

Dall’Italia sorge una domanda: dove sta la verità?

«Abolire il carcere per i giornalisti». Lo sostiene il presidente della Camera, Roberto Fico, al termine dell’incontro con la delegazione Fnsi e Articolo 21, in occasione della Giornata internazionale sulla libertà di stampa. Fico ha sostenuto che «con il precariato non può esserci libertà dell’informazione», ed ha sottolineato che devono essere proprio le istituzioni a porsi in massima difesa a tutela dei cronisti minacciati, richiamando anche la «necessità di un’etica dell’informazione».

In questo giorno ci sono state diverse iniziative per richiamare l’importanza di  tutelare la libertà di informazione. Tra queste la manifestazione di Trento, dedicata ai dodici giornalisti bielorussi incarcerati per aver raccontato le proteste contro il presidente Aljaksandr Lukasenka. Durante la giornata, infatti, sono state esposte le foto dei dodici giornalisti bielorussi arrestati. Tra gli interventi quello di Ekaterina Ziuziuk, presidente dell’Associazione bielorussi in Italia e di Articolo 21 Trentino Alto Adige, e quello del freelance italiano Claudio Locatelli, arrestato a Minsk.

Altre città italiane hanno ospitato eventi come Milano, dove il collettivo artistico PXLs ha realizzato un’opera “calpestabile” con 75.000 pagine di giornale che hanno rivestono il pavimento della Stazione centrale. «Non è una provocazione, ma un invito a riflettere su quello che leggiamo e su come le informazioni ci raggiungono, in modo sempre più pervasivo. Nessun lettore di giornale si domanda abitualmente dove stia la verità. Anche quando le notizie, come questa nostra opera, vengono manipolate, ignorate o calpestate»; così si è espresso l’artista digitale milanese Blu, portavoce del collettivo PXLs e autore della creazione artistica con i giornali. Fonte il Fatto quotidiano e Ansa.

 

 

«Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire».

George Orwell

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