Venezia. “At Eternity’s Gate”, il film che ci sommerge con i colori di Van Gogh

Girato da Julian Schnabel, ripercorre gli ultimi anni di vita del pittore olandese

«Otto anni dopo Miral, torna in corsa per la 75esima Mostra del cinema di Venezia Julian Schnabel con At Eternity’s Gate, il film che ripercorre gli ultimi anni di vita di Vincent Van Gogh (un eccezionale Willem Dafoe) nel Sud della Francia.

Il pittore–regista non intende mettere in scena un racconto biografico, piuttosto tenta di cogliere gli aspetti più inediti e meno conosciuti del celebre artista olandese: il rapporto con l’amico Gauguin e il fratello Theo, la costante ricerca di un’approvazione da parte degli altri, i conflitti interiori, il ricovero in manicomio, il legame con la natura e con i protagonisti di alcuni suoi ritratti (il dottor Gachet e la locandiera Madame Ginoux).

 

Nel film, costruito sul flusso di coscienza del pittore, ogni ripresa sembra ispirata ad un suo dipinto e i colori sono fonte di energia e dinamismo.

Interessante, inoltre, il rapporto spaziale tra il dentro (stanza, ospedale, la locanda) e il fuori (i campi di grano e la città), utile a definire non solo due luoghi fisici, ma anche il dramma di una condizione esistenziale tormentata.

Van Gogh è, infatti, il genio incompreso, nato forse nell’epoca sbagliata, che tende con la sua arte verso l’assoluto e il trascendente (“Quando guardo un paesaggio piatto non vedo che l’eternità”).

La luce del sole, il vento e una straordinaria musica al piano accompagnano i momenti di ispirazione artistica, mentre i dialoghi, per lo più didascalici, sono ridotti all’osso.

La macchina da presa si posa sui volti, sui fiori, sui campi e si lascia andare a numerose (forse anche troppo) inquadrature soggettive sfocate nella parte bassa. Infatti, il frequente sguardo commosso dell’artista induce e condiziona lo spettatore a guardare il mondo attraverso i suoi occhi.

 

«Van Gogh, come si legge nelle sue lettere, era lucido, consapevole del suo valore e forse, come si vede in uno dei tanti dialoghi del film, si identificava davvero in Gesù», dichiara il regista in riferimento alla scena di Van Gogh che si confida con un prete (Mads Mikkelsen) non troppo convinto del suo valore artistico.

Un film denso di significati, che affronta il tema dell’eternità nell’arte e della “magica, profonda comunicazione con la natura”.

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Sceneggiatura: Jean-Claude Carrière,Julian Schnabel,Louise Kugelberg

Fotografia: Benoit Delhomme

Montaggio: Louise Kugelberg,Julian Schnabel

Scenografia: Stéphane Cressend

Costumi: Karen Muller-Serreau

Musica: Tatiana Lisovskaya

Paese: USA, Francia

 

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