Ogni giorno milioni di donne in tutto il mondo sono vittime di violenza domestica da parte dei propri partner: secondo il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) quasi un terzo delle donne che ha avuto una relazione dichiara di aver subito una qualche forma di abuso da parte del partner nel corso della propria vita. La violenza domestica ha molte forme; oltre alla violenza fisica, sessuale e psicologica, si identifica anche nel controllo ossessivo, nella privazione dell’indipendenza della donna e nel comportamento ossessivo e punitivo.
Emilia (nome di fantasia per rispettare la sua decisione di rimanere anonima) ha 40 anni e ha subìto violenza domestica da parte di quello che oggi è l’ex marito. Ci sono voluti sei anni di relazione violenta e umiliante, prima che riuscisse ad allontanarsi, a chiedere aiuto e a convincersi di denunciare il tutto per riuscire ad essere qui ora a raccontare la sua storia.
«All’inizio era una relazione normalissima, era premuroso e gentile, geloso in alcune situazioni, ma mai nulla di così preoccupante. Dopo i primi tempi iniziò ad arrabbiarsi per le piccole cose: mi chiedeva che cosa mi fossi messa addosso, con chi uscissi, con chi stessi parlando, e poi mi diceva: “Non puoi vestirti così, non puoi fare questo, non parlare con queste persone”».
Poi, con il passare degli anni, la violenza è diventata fisica, probabilmente quando il marito ha cominciato a bere più del solito. Nonostante gli abusi, lei cercava di limitare i danni scusandosi sempre: «Mi dispiace tantissimo, non so cosa mi sia preso, ti amo, perdonami ti prego». Quando poi Emilia è rimasta incinta del suo primo figlio, non ne poteva più ed è scappata, rifugiandosi a casa della sorella. «Lui è impazzito, continuava a telefonarmi, era estremamente offensivo e mi faceva davvero paura, mi tormentava e mi perseguitava. Ero terrorizzata. Di notte veniva fuori dalla casa a sbattere i pugni sul cancello per ore e ore». Finché un giorno si è presentato alla loro porta con buone intenzioni, chiedendo di risolvere la situazione per il bene del figlio.
Dopo essersi riconciliati e avuto il bambino, le cose purtroppo non sono cambiate. Emilia ha avuto da suo marito anche un secondo bambino, mentre la situazione continuava a degenerare. «Arrivava a casa ubriaco, mi insultava davanti ai bambini e poi cominciava a picchiarmi. Io me ne andavo di casa con loro, ma poi lui veniva da me e si scusava, mi diceva che sarebbe migliorato, allora tornavo a casa, ma ovviamente ricominciava ad essere violento».
Un giorno, dopo l’ennesimo abuso, Emilia provò a ribellarsi urlando contro il marito di allontanarsi e non provare più a toccarla, ricevendo come risposta «Sei mia moglie, posso farti quello che voglio». A quel punto Emilia non ne poteva più, quella sua risposta le fece aprire gli occhi e le fece capire che lui non si sarebbe mai fermato, così decise di fuggire di nascosto in un rifugio a indirizzo segreto portando con sé i bambini.
Da quel momento in poi Emilia fu costretta a mettere completamente in discussione sé stessa e la sua vita, vedere ciò che aveva deciso di non vedere per i passati sei anni e denunciare il marito. «Mi sono sentita delusa da me stessa, una fallita, una donna che non valeva niente». Quello di Emilia è stato un percorso di accettazione durissimo, ma grazie alle operatrici del rifugio è riuscita ad elaborare il tutto e a convocare il proprio avvocato. Ora ha sporto denuncia alla polizia e sta aspettano di andare in tribunale.
«Racconto la mia storia perché spero di incoraggiare tutte le altre donne che vivono la mia stessa situazione a reagire e ad andare avanti con loro vita».
Condividere la propria storia può aiutare altre donne a prendere coraggio e a dire BASTA. Capire che qualcosa non va è il primo passo per riprendere in mano la propria vita.